“Saranno messe in campo delle azioni simboliche. Nessuno ha la pretesa di aprire quella giornata per fare scuola normalmente”. Ad anticipare ai microfoni della RSI lo spirito della protesta prevista il 20 dicembre è Alessandro Frigeri, uno dei due copresidenti del Movimento della Scuola. Tra le misure di risparmio, contestate, ci sono sono i due giorni in più di vacanza (il 20 dicembre e il 7 gennaio) imposti ai docenti, assieme a 400 franchi “una tantum”, per compensare il mancato riconoscimento del carovita ai dipendenti statali.
Una compensazione definita “insensata” dal Movimento della Scuola, associazione costituita da insegnanti, che da vent’anni si batte contro le misure di risparmio in questo settore. Alla mobilitazione hanno già aderito quasi tutte le scuole medie superiori, una dozzina di sedi di scuola media e anche nel settore delle scuole comunali ci sono segnali.
Se nella mattinata del 20 dicembre sono previste, come spiega ancora Frigeri intervistato da SEIDISERA, “attività specifiche e particolari che coinvolgeranno solo una parte minima degli studenti e certo una parte significativa del corpo docente”, nel pomeriggio il proposito è di spostarsi a Bellinzona per consegnare una lettera al Governo ticinese. Un testo in cui, spiega l’insegnante, “si sottolinea da una parte la preoccupazione rispetto all’ennesima misura che riduce le risorse a disposizione delle scuole, ma poi anche riduce l’attrattiva della nostra professione”. La scelta di chiudere per due giorni “un servizio ai nostri occhi essenziale” è stata presa “ai nostri occhi con una certa leggerezza, cioè per motivi contabili, quando si tratterebbe di ponderare meglio”.
Non si tratta peraltro di un approccio nuovo. “Già otto anni fa il governo era andato in questa direzione e otto anni fa le scuole avevano reagito praticamente con la stessa formula, organizzando una giornata simile a questa”, conclude Frigeri.