Come da tradizione, anche quest’anno torna “Riuniti per Natale” per raccontarvi le storie di alcuni emigranti partiti dalla Svizzera italiana. Il Paese scelto per l’edizione 2025 è la Spagna con tappe a Madrid, Barcellona, nella Comunità Valenciana e nell’arcipelago delle Isole Canarie, con vista sull’Oceano Atlantico.
Se dovessimo scegliere una data che ha segnato un prima e un dopo nella storia di Barcellona (protagonista di quest’ultima puntata di Riuniti per Natale 2025), sarebbe impossibile sbagliare: 1992, l’anno dei Giochi Olimpici, che ha lanciato la città a livello globale. Quell’estate, però, è cambiata anche la vita di Nicola Regusci, nato nel 1967 a Lugano e figlio di Enzo Regusci, noto regista della RSI e co-autore del format originale di Riuniti per Natale.
Fresco di studi in architettura, Nicola si era appena trasferito nella località catalana quando è stato catapultato nella macchina organizzativa delle Olimpiadi. Dato che era svizzero, è stato designato quale persona ideale per occuparsi degli incassi ottenuti dalla vendita dei gadget a cinque cerchi e così Nicola ha iniziato a scorrazzare in scooter per le strade di Barcellona, trasportando mazzette e mazzette di pesetas.
Più di 30 anni dopo, Nicola guida ancora lo scooter tra le sempre più trafficate strade della sua città di adozione ma tutto il resto è cambiato: ha fatto carriera nel mondo dell’architettura, è diventato marito di Pamela e padre di Milan, conduce il Cities Connection Project grazie al quale ha messo in relazione oltre 300 architetti a livello europeo, focalizzandosi spesso e volentieri sul suo Ticino.

Quando trascorri più di metà della tua vita in un posto, è impossibile non considerarlo casa e oggi Nicola Regusci si sente un cittadino di Barcellona. Ha collaborato con alcuni dei creativi più importanti della Catalogna (tra cui il “designer a 360 gradi” Chu Uroz), fa spesso e volentieri il bagno nel Mediterraneo e ama i ritmi della vita spagnola, dove il pranzo domenicale non inizia prima delle 15:30 e la cena è fissata dopo le 22. Eppure, Nicola è fiero delle sue origini svizzero-italiane. “Siamo un popolo serio ma allegro” ha dichiarato, “che può essere quadrato come i nostri amici di oltre Gottardo ma si trova bene dappertutto, soprattutto nei Paesi del Sud”.

Frédéric Hurst con le figlie
Anche Frédéric Hurst detto Fede, di professione informatico, ha lasciato la Svizzera per trasferirsi a Barcellona. Era il 2010 e all’epoca aveva 37 anni. Il richiamo della montagna, però, è stato più forte di quello del mare. Alcune escursioni sul Montserrat, una montagna distante pochi chilometri da Barcellona, gli hanno fatto ricordare gli anni trascorsi in Ticino tra gli esploratori e una vetta iconica della Svizzera italiana: i Denti della Vecchia, a poca distanza dalla sua Lugano.
Fede lo ha realizzato di colpo, mentre guidava sull’autostrada che un giorno lo stava riportando a Barcellona: è quello il posto in cui voleva vivere, è lì che voleva crescere le sue due figlie gemelle, Lea e Poe, nate nel 2013. Nel 2019 si è trasferito così da una metropoli di 1,7 milioni di abitanti a Collbató, poco più di 2400 anime, dove ogni gesto è speciale: il vicino che ti regala un cesto di pomodori, il mercato del sabato con bancherelle che vendono salumi e olive di tutti i tipi, il gruppo di Re Magi che percorre le strade del paese per la gioia di tutti i bambini. È stato facile, per lui, immergersi in questa nuova dimensione. “Fede è uno che chiede, socializza, si interessa” ha detto di lui Mercè, la sua compagna. “Una persona che si è integrata al 100%”.

Frédéric Hurst
Senza volerlo, il nostro emigrante ha ricercato in quest’angolo di Spagna tutto ciò che lo ha sempre legato alla Svizzera italiana. Il rapporto con la montagna, certo, ma anche uno spirito di comunità genuino e franco. Collbató non è luogo di fritti misti di mare o varianti della paella come la catalana fideuà; qui la cucina guarda alla montagna e ai piatti a base di carne. È per questo che il racconto di Fede si conclude al bar Muntanya, uno dei suoi locali preferiti, dove si respira l’atmosfera del grotto e ogni piatto viene accompagnato da un sorriso. Tutto ciò di cui aveva bisogno per sentirsi di nuovo a casa.









