Si allungano i tempi del processo per il delitto di Ascona. In primavera il procuratore pubblico Antonio Perugini aveva rinviato a giudizio l’uxoricida macedone, ma venerdì il Tribunale penale gli ha rispedito l’incarto.
Contro il 55enne, difeso da Niccolò Giovanettina, Perugini ipotizza il reato di assassinio. Una forma qualificata dell’omicidio, che presuppone scopo, movente o modalità particolarmente perversi. Nell’atto d’accusa Perugini li elenca tutti e tre, senza però indicare perché scopo e movente sarebbero di estrema gravità. Almeno secondo la Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, che già nelle scorse settimane aveva segnalato il problema al magistrato.
Perugini era rimasto sulle sue posizioni. Di qui la decisione - sotto certi aspetti clamorosa - di rinviargli il dossier per permettergli di precisare i punti in questione. La Corte lo ha inoltre invitato a valutare l’eventualità di una perizia psichiatrica sull’imputato, che Perugini non ha finora ritenuto necessaria.
La mattina del 23 giugno 2017 l’uomo uccise la moglie in fondo a una rampa, sparando tra i 7 e i 10 colpi. Poi cercò a sua volta di togliersi la vita. All’origine del dramma la recente rottura tra i due e la fortissima gelosia nutrita nei confronti della 38enne. Per Perugini fu un gesto premeditato. Il 55enne sostiene invece di avere agito sul momento, spinto dalla disperazione.
Francesco Lepori