Negli ultimi 20 anni in Ticino 450 aziende agricole hanno chiuso i battenti, con una diminuzione del 30 %. Se nel 2000 infatti si contavano 1508 aziende oggi siamo scesi a poco più di mille.
Un fenomeno che è spesso legato alla difficoltà dei proprietari di trovare un successore in famiglia. Il problema centrale all’origine di questa erosione è legato all’invecchiamento del proprietario: quando un contadino raggiunge l’età della pensione, l’azienda perde infatti il diritto ai pagamenti diretti e senza questi contributi elargiti dalla confederazione è impossibile tirare avanti.
Uno spettro quello della chiusura che sta aleggiando sull’ azienda Capra Contenta a Cavigliano in Val Onsernone, aperta 20 anni fa da Christiane Kostka e dal suo compagno Adriano. L’ uomo è già in pensione, la donna ha 62 anni: “Penso fra tre anni di smettere – ha raccontato a Falò (il reportage completo si trova in cima alla pagina, ndr.) - spero tanto che arrivi qualcuno giovane che abbia voglia, che abbia la stessa passione e che abbia il coraggio d’iniziare e di riprendere l’attività”.
Christiane Kostka, proprietaria dell’azienda Capra Contenta a Cavigliano, a rischio chiusura
Dal self-service per la vendita diretta di carne e formaggio, al piccolo caseificio, Capra Contenta è una realtà ben radicata nel territorio e la sua scomparsa costituirebbe una perdita per l’intera regione in un contesto dove molte aziende hanno già chiuso i battenti. Perdita economica ma anche di pascoli: con il rischio concreto di vedere avanzare il bosco sui monti di Riei sopra Verscio dove il gregge composto da 60 capre trascorre 8 mesi all’anno.
La stalla sui monti di Riei, dove Christiane sposta le capre 8 mesi all’anno
Sopravvivono le grandi aziende, a scapito delle piccole realtà
Per cercare un successore Christiane si è rivolta all’associazione Piccoli contadini, uno sportello con sede a Berna che mette in contatto chi intende cedere un’azienda con chi vuole riprenderla. “Oggi – afferma la responsabile Mirjam Bühler – abbiamo 150 acquirenti potenziali, a fronte di 35 aziende che desiderano vendere”. Dati che lascerebbero ben sperare, ma non è così. “A livello svizzero - continua Bühler chiudono 500 aziende all’anno, più di una chiusura al giorno, parallelamente le aziende che restano assorbono i terreni e diventano sempre più grandi”.
Oggi la taglia medie delle aziende a livello nazionale è infatti di 20 ettari, quasi il doppio rispetto al 1980. Insomma, sono soprattutto le realtà piccole a rischiare la chiusura. Un fenomeno inevitabile? Per fortuna ci sono delle eccezioni, anche in Ticino.
A Catto in Leventina Filippo Butti, 28 anni, è riuscito lo scorso anno a rilevare l’inventario di una fattoria che rischiava la chiusura per mancanza di eredi: 30 ettari di terreno, 16 mucche da latte allevate con passione, un contratto d’affitto di 6 anni prima di procedere all’acquisto vero e proprio della stalla. Per portare a termine il suo progetto, questo giovane che non è di estrazione contadina si è appoggiato al servizio consulenza agricola del cantone, facendo capo a dei fondi pubblici.
Filippo Butti, qui insieme ai genitori, ha rilevato un’azienda a Catto in Leventina
“Dal Cantone – ricorda Butti ai microfoni della RSI - ho ricevuto 70 mila franchi a fondo perso, che comunque sì, per cominciare sono una bella fetta. Quei 70 mila franchi sono stati comunque importanti perché l’inventario era sui 200 mila franchi e dopo ho ricevuto una fetta dalla Confederazione, quella tuttavia è da restituire. Però chiaramente fan sempre comodo all’inizio.”
Una storia a lieto fine che resta comunque un’eccezione in un contesto d’incertezza per le aziende agricole soprattutto di piccole dimensioni, in Ticino e in Svizzera.