L’acquisto di Bally da parte del fondo statunitense Regent LP, notizia anticipata mercoledì dalla RSI, sembra confermare le preoccupazioni dei dipendenti sulla solidità di un’azienda che impiega in Ticino 250 persone (su un totale di 400 in Svizzera).
Si sarebbe trattato di una vera è propria corsa all’acquirente a causa di una situazione finanziaria molto difficile. Insomma, la vendita non sarebbe una scelta, ma una necessità. “Il fondo che possedeva Bally (la Jab Holding company, conglomerato tedesco con sede in Lussemburgo, ndr) ha deciso di vendere perché non poteva più sostenere la continua richiesta di soldi. Senza iniezioni di denaro si bloccava completamente la macchina aziendale e non si riusciva più a pagare i fornitori”, ha rivelato un dipendente il cui nome è noto alla redazione. Il debito? “Sfiorava i 100 milioni di franchi” a fronte di un fatturato annuo di 200 milioni. Se non si fosse trovato un acquirente il rischio di liquidazione, continua la fonte, era “fortissimo”. Alle origini del dissesto finanziario ci sarebbero stati grossi errori e spese spropositate non attinenti al core business. “Si operava come se fosse un’azienda da miliardi e non da faticosi 200 milioni di fatturato”.
Questo per quanto riguarda l’aspetto economico, ma all’interno dell’azienda sembrerebbe esserci anche un’aria molto pesante. I dipendenti sono preoccupati perché non hanno ricevuto per il momento garanzie sulla nuova forma che il fondo statunitense vorrà dare all’azienda per cui lavorano. In mano hanno solo l’email in cui il CEO dice che per loro si apre un capitolo ricco di soddisfazioni.
Le incognite sul futuro della Bally
Il Quotidiano 15.08.2024, 19:00
In Ticino è l’OCST a rappresentare un centinaio dei circa 250 dipendenti. Dal sindacalista Paolo Coppi sono andati solo lavoratori del settore produttivo di Caslano. Il sindacato ha appreso della vendita, in parte dai media, in parte dai dipendenti che hanno chiesto informazioni dopo aver ricevuto la comunicazione. “Non siamo stati coinvolti sulla comunicazione nello stesso tempo e nelle modalità con cui sono stati coinvolti tutti i lavoratori. Questo evidentemente genera sempre poca trasparenza e un po’ di ambiguità”, dice Coppi. “Secondo me la domanda principale da fare agli amministratori è su che futuro avrà l’azienda con questo passaggio di proprietà. Che tipo di prospettive dà questo fondo che subentra? Non solo ai punti vendita, ma a tutta la parte produttiva”. A tal proposito il sindacalista dice che la Bally garanzie non ne ha date finora: “Non ci sa dire o non ci vuole dire nulla di più di quello che ormai si sa già”. Sollecitato dalla commissione del personale il sindacato ha chiesto un incontro di approfondimento: “Spero che da settimana prossima ci si potrà incontrare per aver delle minime rassicurazioni”.
Va aggiunto che la comunicazione della vendita non è stata mandata alla commissione del personale. Bally tra l’altro non fa parte di Ticino moda, che è l’associazione mantello del settore, anche perché non ha sottoscritto un contratto collettivo di lavoro. Dubbi impossibili da chiarire con la dirigenza di Bally, che nemmeno oggi ha rilasciato interviste.
Non è la prima volta che Bally cambia proprietario. A sollevare dubbi che il prossimo capitolo possa essere complicato, c’è il fatto che il fondo statunitense è specializzato nella trasformazione dei marchi, ma non si accenna da nessuna parte in cosa potrebbe consistere questa trasformazione. Inoltre la storia di alcuni marchi di abbigliamento acquistati dalla Regent non è una storia proprio di successo.
Badaracco su Villa Heleneum: “La Fondazione ha sempre onorato gli impegni”
In questo cambio di proprietà c’è un altro aspetto che concerne la Fondazione culturale Bally e riguarda Lugano. Nel 2021 l’organizzazione non profit del marchio ha stretto un’intesa con la Città per creare una sorta di laboratorio culturale a Villa Heleneum.
L'inaugurazione della Fondazione Bally a Villa Heleneum
“Non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale però dire preoccupati mi sembra un po’ troppo”, dice alla RSI Roberto Badaracco, capodicastero cultura di Lugano. “La Fondazione - aggiunge - è un ente giuridico differente della SA, quindi è una fondazione che ha scopi culturali soprattutto. Finora nessuno ci ha avvisati. Comunque, ci tengo a dirlo, gli impegni della Fondazione nei confronti della Città sono sempre stati onorati completamente, in maniera anche perfetta”.
Bally passa in mani americane
Il Quotidiano 14.08.2024, 19:00