Si è aperto questa mattina a Lugano il processo contro un 46 enne del Locarnese che la mattina del 10 novembre scorso aveva aggredito a calci, pugni e - in parte - con un coltello il padre e la madre. Le accuse sono di tentato omicidio intenzionale.
Erano da poco passate le 7 di mattina quando l’imputato si era presentato a casa dei genitori, vicini di casa, dopo una notte passata a bere, come spesso gli capitava. Ubriaco e arrabbiato, dopo un breve alterco con il padre, lo aveva colpito al volto. Buttato fuori dall’abitazione, aveva poi sfondato la porta-finestra del soggiorno brandendo un coltello, e aggredito a calci e pugni il padre e la madre, fermato solo dall’intervento di un vicino di casa.
L’uomo ha in sostanza riconosciuto i fatti davanti alla corte presieduta dal giudice Curzio Guscetti, pur contestando l’accusa di tentato omicidio. Il 46enne attribuisce l’aggressione a un clima famigliare disfunzionale, in particolare a un rapporto difficile con il padre, reo a suo dire non averlo mai considerato, se non per attribuirgli sbagli e colpe. “Sono sempre stato male sin da bambino”, ha detto. Qualche anno fa, aiutato da uno psicologo e rimanendo sobrio, era riuscito a parlare al padre del suo disagio. “Mi ero preparato un testo, avevo fatto le prove con mia sorella perché avevo paura di affrontarlo”. Per un po’ le cose erano andate meglio. Fino all’aggressione in casa. “Ero andato lì per farci chiedere scusa per davvero”, ha detto.
Oggi l’uomo dice di sentirsi molto cambiato. “In carcere ho iniziato a capire cosa ho fatto e per questo sono stato molto male fisicamente”. Alla domanda su quali siano i suoi piani per il futuro, in prima battuta non ha voluto rispondere. Dopo una breve pausa ha però precisato di voler rimediare a quanto fatto, di voler tornare a vivere con moglie e figlia via dal comune di residenza e di voler di nuovo trovare un lavoro.
Il procedimento continua con l’interrogatorio sui fatti.