Ticino e Grigioni

Brusio, la procura procede contro chi ferì il cacciatore

Per il colpo di fucile sparato a cavallo del confine italo-svizzero il caso era stato archiviato a Sondrio - Ma tracce di sangue, in territorio grigionese, hanno riattivato i magistrati retici

  • 21 febbraio, 20:06
  • 21 febbraio, 20:08
Il luogo dove è avvenuto l'incidente di caccia

Il luogo dove è avvenuto l'incidente di caccia

  • Polizia cantonale grigionese
Di: Grigioni Sera/RSI Info

Due cacciatori appostati, all’insaputa uno dell’altro, a cavallo del confine italo-svizzero. In mezzo una radura dove erano soliti comparire dei cervi. All’improvviso uno sparo, che però invece di abbattere la selvaggina, raggiunge il secondo uomo, ferendolo gravemente. Vittima dell’incidente, avvenuto la mattina del 10 settembre 2022 in zona Lüghina, nel territorio tra Brusio e la Valtellina, fu un trentenne della Valposchiavo. Il cacciatore se la cavò miracolosamente, dopo essere stato per diversi giorni in coma.

Nel frattempo la vicenda si è smossa anche sul fronte giudiziario. O meglio sui fronti, che sono due come i versanti del confine. La procura di Sondrio, come si apprende ora, nella prima metà del 2023 ha archiviato il caso, senza individuare responsabilità penali a carico del 54enne valtellinese che aveva sparato. Una decisione motivata dal fatto che la vittima aveva presentato tardivamente querela. Nessun effetto ha avuto la richiesta della procura retica alle autorità italiane di assumere il procedimento penale. Richiesta data dal fatto che, sulla base della prima ricostruzione, l’incidente di caccia veniva situato in territorio italiano.

Tutto finito? No, perché, ed è la novità trapelata mercoledì, il Ministero pubblico grigionese ha decretato l’avvio di un procedimento nei confronti del cacciatore italiano per tentato omicidio intenzionale. Gli inquirenti si sono riattivati dopo avere appreso dalla legale del 30enne di Brusio che l’indagine oltrefrontiera era stata archiviata. Aperto l’incarto, la magistratura cantonale ha avviato accertamenti per stabilire la propria competenza territoriale. Tra settembre e ottobre scorsi, è stata fatta una scansione 3D della zona oggetto dei fatti e un’ispezione sul posto per ricostruirli. Ebbene, i rilevamenti suggeriscono che il proiettile partito dal territorio italiano ha raggiunto al petto il cacciatore della Valposchiavo su suolo svizzero. Lo attestano macchie di sangue della vittima rinvenute entro i confini grigionesi e la testimonianza di un altro cacciatore. Da qui la conseguenza che, come si legge in un’ordinanza del Tribunale cantonale pubblicata stamane, le autorità di perseguimento penale svizzere, quindi anche la Procura pubblica dei Grigioni, non possono essere ritenute territorialmente incompetenti.

Al Tribunale cantonale dei Grigioni si è giunti perché l’avvocato del cacciatore indagato ha contestato l’avvio del procedimento penale in Svizzera. Censure che riguardavano il fatto che il 54enne valtellinese era già stato oggetto di un’inchiesta in Italia. La difesa ha invocato il divieto di un secondo procedimento per la stessa fattispecie, ma questa istanza è stata respinta dal Tribunale cantonale dato che, come si legge ancora nell’ordinanza datata 12 febbraio, l’autorità italiana ha archiviato il procedimento per una questione formale senza avere in alcun modo esaminato il caso nel merito. A meno di ricorsi al Tribunale federale, l’inchiesta della procura grigionese potrà quindi proseguire. Per il cacciatore italiano fa stato la presunzione di innocenza.
                

GRIGIONISERA del 21.0224, il servizio di Patrick Colombo

RSI Info 21.02.2024, 20:06

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