Ticino e Grigioni

Ronzio d’inverno, sorrisi d’estate: l’anno buono delle api in Ticino

Dopo un 2024 difficile, raccolti in ripresa grazie a meteo e fioriture più regolari. Ma il clima che cambia rende queste “nevicate di miele” sempre più rare

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Un dolce anno per gli apicoltori ticinesi

Il Quotidiano 28.12.2025, 19:00

Di: QUOTIDIANO-Daniele Coroneo/sdr 

Fuori è inverno e di api in volo se ne vedono poche. Dentro le arnie, però, la vita continua con un ritmo diverso: le colonie restano al caldo, serrate l’una all’altra, in quello che gli apicoltori chiamano glomere. È una pausa necessaria dopo mesi intensi, per gli insetti e per chi li segue. Eppure, anche quando la natura rallenta, gli apicoltori non “spengono” l’attenzione: ascoltano, controllano, preparano la stagione che verrà.

Il ronzio come termometro

A raccontarlo, a Bissone, è Oreste Tranchini, incontrato dal Quotidiano della RSI. Per capire come stanno le famiglie, a volte non serve aprire l’arnia: basta sentire. “Generalmente quando le api sono in glomere emettono un ronzio regolare, cupo come un coro del glomere, diciamo, senza solisti. Invece quando sono più attive si sentono vibrazioni diverse”, spiega Tranchini. È un modo semplice e concreto per tradurre in suono ciò che, per la maggior parte di noi, rimane invisibile.

Dopo il 2024 difficile, un 2025 che sorprende

Se l’inverno è tempo di calma, la notizia dell’anno è arrivata dai mesi caldi: il 2025, dopo un 2024 giudicato critico, ha restituito fiducia a molti apicoltori svizzeri. Tranchini non nasconde la soddisfazione per un’annata che in Ticino sarà ricordata bene: “Sono contento perché siamo riusciti finalmente a fare una stagione come non se ne vedevano da vari anni. La raccolta è stata così a occhio potrei fare stimare una media di poco più di venti chili a cassa.” Un risultato che, nel suo caso, ha il sapore del riscatto dopo stagioni complicate.

E non è un sorriso isolato. Un sondaggio della Federazione degli apicoltori indica che nel 2025 la raccolta è andata complessivamente bene in Svizzera, soprattutto se confrontata con gli ultimi due anni. Non ovunque, però, allo stesso modo: la produzione grigionese - per esempio - risulta sotto la media, mentre in Ticino i risultati sono migliori, anche se con differenze locali, legate a microclimi e fioriture. Dietro un’annata “dolce”, infatti, non c’è un solo ingrediente. Tra i fattori decisivi, emerge la meteorologia e – soprattutto – la regolarità delle fioriture. Il miele non nasce solo dal “bel tempo” durante la fioritura principale: conta anche ciò che viene prima, quando le famiglie devono crescere e rafforzarsi. Le fioriture precoci (come prugno selvatico, ciliegio e tarassaco), spiega ancora Tranchini, sono una sorta di palestra: aiutano a ingrandire le colonie e a prepararle al lavoro successivo, quello che poi si traduce in raccolto.

Il clima che cambia e le “nevicate di miele” sempre più rare

Il punto, però, è che questa regolarità diventa sempre più difficile da garantire. Il clima mutato rende più frequenti sbalzi di temperatura e umidità, e quando il meteo impazzisce le piante fioriscono in modo irregolare, o in momenti sfavorevoli. Tranchini ricorre a un’immagine immediata per spiegare cosa significa per la categoria. “È un po’ come le nevicate: adesso una grossa nevicata succede di rado e i bambini sono tutti felici quando nevica, spiega al Quotidiano. Lo stesso per gli apicoltori, sono come bambini e quando c’è tanto miele sono felici. Però vengono sempre più raramente queste grandi nevicate di miele”. Insomma: gli anni buoni ci sono ancora, ma sembrano arrivare con meno frequenza e più imprevedibilità.

Più apicoltori, ma serve più habitat

In Ticino, intanto, il mondo dell’apicoltura continua ad attrarre. Gli apicoltori sono più di 500 e alla Federazione cantonale arrivano costantemente nuove richieste: un segnale di interesse, ma anche una responsabilità. Perché più alveari non bastano se manca ciò di cui le api hanno più bisogno: il cibo e la continuità delle fioriture nel territorio. È qui che entra in gioco l’appello di Samantha Bourgoin, presidente della Federazione ticinese di apicoltura, che sposta l’attenzione dal singolo apiario al paesaggio che lo circonda: “Dobbiamo veramente dare un impulso a ogni proprietario di giardino, a ogni Comune che gestisce il verde pubblico e a ogni agricoltore per pensare “ma io sto piantando abbastanza fiori”?” Un aiuto, quello auspicato, per delle instancabili lavoratrici che però ora si prendono una pausa. 

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