Le zone edificabili in Ticino sono troppe e, laddove possibile, bisogna ridurle. Si tratta della messa in pratica della Legge federale sulla pianificazione del territorio, che a sud delle Alpi procede a rilento. Il grosso del lavoro lo devono fare i Comuni, aggiornando i propri piani regolatori e questa situazione di attesa preoccupa la Camera ticinese dell’economia fondiaria (CATEF), associazione dei proprietari in sostanza, e il suo presidente Gianluigi Piazzini.
“In ottobre è previsto il vaglio dei primi conteggi, e il lavoro dopo durerà degli anni”, ha spiegato Piazzini ai microfoni della RSI. La preoccupazione risiede in questo arco temporale che espone qualsiasi operatore all’incertezza. È comunque un’opportunità per chiedersi ‘cosa vogliamo fare da grandi’, come tra l’altro, vuole la legge”.
Secondo la CATEF, non c’è più comunicazione tra politici e tecnici: “Una constatazione, più che una critica”, prosegue Piazzini. “C’è una divario enorme tra chi deve trovare una soluzione, implementare questa legge, e il politico, che è un osservatore un po’ disattento, diciamo così. Si tratta di un lavoro molto impegnativo per i Comuni, perché questi conteggi vanno poi tradotti in riduzione di edificabilità, eccetera. Oppure può magari anche il contrario, perché in certi quartieri molto intensivi, di riserve terreno non ne abbiamo proprio per niente”.
Tra gli altri temi che danno da pensare, la transizione energetica che prosegue troppo a rilento, secondo il presidente della CATEF, e la denatalità. Si fanno sempre meno figli e questo “avrà conseguenze in ogni settore, quindi anche sull’economia fondiaria”.