L’estate 2025 è appena iniziata, ma a livello globale già si presenta più calda della norma. Fa caldo nella Svizzera italiana, ma pure in Alaska. E invece nel deserto di Atacama, che è il più arido del mondo, straordinariamente ha nevicato. Dunque, cosa sta capitando? Lo abbiamo chiesto al meteorologo di MeteoSvizzera Luca Panziera.
Iniziamo dalla Svizzera italiana. Cosa ci attende da sabato?
“Fino a domenica pomeriggio farà caldo, localmente fino a 34/35 gradi, ma non sarà particolarmente afoso. Da lunedì prevediamo 30/31 gradi, ma la calura diventerà più pesante a causa dell’umidità. L’allerta per ora è valida fino a mercoledì, ma non sappiamo esattamente quando finirà. Vedremo settimana prossima”.
Dalle nostre valli a quelle italiane. I bolzanini negli scorsi giorni hanno vissuto la nottata di giugno più calda di sempre. La minima non è infatti scesa sotto i 25 gradi. E alle 23.00 in città si registravano ancora 30 gradi. La ragione? Delle masse di aria subtropicali con foschia in alta quota. In pratica è un po’ come mettere un coperchio su una pentola, giusto?
“Sì è una definizione corretta. Perché di notte il raffreddamento è dovuto alla perdita di energia termica rilasciata dal terreno che va verso lo spazio. Ma se in cielo ci sono delle nuvole, impediscono il raffreddamento. Più è compatta la nuvolosità, più l’effetto coperchio è presente. In un certo senso… è un piccolo effetto serra, dovuto però all’acqua e non alla CO2”.
Può capitare anche nella Svizzera italiana?
“Sì, anche da noi le notti più calde si verificano quando abbiamo nuvolosità compatta dopo una giornata serena con temperature alte. La minima a Bolzano non è scesa sotto i 25 gradi. Il 25 luglio del 2019 a Lugano la temperatura minima più elevata registrata era stata di 25 gradi e a Locarno Monti di 25,2 Da noi nelle notti tropicali la temperatura non scende sotto i 20 gradi... e ne abbiamo sempre di più. Prima degli anni ’80 erano meno di 5 all’anno. Negli ultimi 5/10 anni invece sono mediamente 20 ogni estate, con punte - come lo scorso anno - di 40 notti tropicali”.

L'estate arriva con la canicola
Telegiornale 21.06.2025, 20:00
Oggi gli abitanti del deserto più arido del mondo, quello di Atacama, nel Cile settentrionale, si sono svegliati con uno spettacolo mozzafiato: il suo famoso paesaggio lunare ricoperto di neve. Il climatologo dell’Università di Santiago, Raul Cordero, ha dichiarato che è troppo presto per collegare la neve al cambiamento climatico, ma ha aggiunto che la modellizzazione climatica ha dimostrato che “questo tipo di evento nel deserto di Atacama, diventerà probabilmente più frequente”. Secondo lei un collegamento c’è?
“Non lo so. Quello che posso dire è che da noi non è così, anzi: tutto quello che è legato alla neve e al freddo è sempre più raro. Non abbiamo nevicate che diventano più frequenti. A nessuna quota. Non si può però fare dei collegamenti su un solo singolo evento”.
A metà giugno l’Alaska, terra di ghiacci e orsi polari, è stata protagonista di un fenomeno senza precedenti: per la prima volta nella sua storia, è stato emesso un “heat advisory”, ovvero un’allerta meteo per il troppo caldo. L’Alaska come il Ticino, dunque. Che effetto fa?
“Va anzitutto fatta una premessa: i criteri di allerta sono diversi da regione a regione. Per loro è sufficiente raggiungere i 29/30 gradi, da noi invece non basterebbero. I criteri adottati rispettano la climatologia del singolo luogo. Queste sono ondate di caldo che si spingono fino a zone dove non sono mai state misurate. Tutto rientra nel contesto del forte cambiamento climatico”.
Dunque questa allerta va anche oltre l’aspetto meteorologico. L’Alaska si sta scaldando a un ritmo due o tre volte superiore alla media globale. Si può dire che è un simbolo tangibile dei cambiamenti climatici in atto?
“Sicuramente. A livello globale, più ci spostiamo verso nord, più il riscaldamento è pronunciato. Questo dipende da tanti fattori, ma anche dal fatto che sono zone nelle quali la fusione dei ghiacci ha un effetto di feedback positivo. Vuole dire che il ghiaccio riflette molta energia e dal momento che non c’è più, ne viene assorbita molta di più. Nelle zone equatoriali, per esempio, il riscaldamento climatico è la metà di quello che misuriamo da noi. Dunque come fenomeno in sé non è strano. Quello che lo è... sono le temperature che oggi vengono raggiunte in questi posti. Però ormai non ci stupiamo più di tanto perché sappiamo che stiamo andando in questa direzione. Lo vediamo chiaramente dai dati disponibili, sia dagli eventi singoli estremi che dalla loro frequenza. Tornando alle nostre latitudini, anche in passato abbiamo avuto delle giornate e delle ondate di caldo, ma la frequenza di questi fenomeno sta aumentando in maniera vertiginosa”.
Chiunque, anche senza essere un meteorologo, si può accorgere che fa sempre più caldo e sempre più spesso, no?
“Mi verrebbe da dire di sì, ma in giro sento certi commenti... che in effetti credo di no. Solo ieri uno che affermava: ‘Negli ultimi anni in Ticino non abbiamo visto l’estate, finalmente arriva il caldo’. La verità è che lo scorso anno ha piovuto fino ai primi di luglio, ma poi abbiamo registrato un’ondata di caldo unica durata fino a settembre. Si tratta di considerazioni sempre molto soggettive e abbiamo tutti un po’ la memoria corta, ma i dati sono inequivocabili”.
Di fronte al negazionismo climatico, come si pone MeteoSvizzera?
“Noi cerchiamo di fare divulgazione tramite tutti i nostri mezzi: conferenze, social media, blog, ecc… Ma non partecipiamo a discussioni con chi si ostina a non credere ai dati. Chi fa questo tipo di discorsi, di solito, prende una piccola verità - come per esempio che 50 anni fa c’è stato un giorno che ha segnato una temperatura ancora più elevata - per mettere tutto in discussione. Ma non pensa che è la frequenza che sta cambiando. Noi cerchiamo di concentrarci sulla divulgazione attenendoci ai risultati scientifici, ma senza fare allarmismo. Non serve a niente”.
Insomma c’è ancora chi confonde il clima con la meteo…
“Sì, evidentemente non è un concetto così semplice da capire. Tanti, non so se in maniera cosciente oppure no, fanno confusione e non considerano gli effetti delle giornate canicolari come quelle che vivremo nei prossimi giorni: ci sono categorie di persone che soffrono. Noi non diramiamo le allerte per spaventare la popolazione, ma per fare in modo che vengano presi i giusti provvedimenti”.
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