Di tecnologia e digitalizzazione si parla tanto e sempre più ambiti della nostra vita quotidiana sono in qualche modo influenzati dell’innovazione tecnologica. Anche il mondo del lavoro non è estraneo al fenomeno, e proprio per questo il Dipartimento delle finanze e dell’economia e la Città di Lugano, in collaborazione con HR Ticino, hanno organizzato giovedì una tavola rotonda sul tema Digitalizzazione sul posto di lavoro: opportunità e sfide.
Le discussioni hanno spaziato dai principali ostacoli alla digitalizzazione per le aziende ticinesi, a come garantire un uso corretto degli strumenti digitali da parte dei lavoratori, rispettando il loro benessere e l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Ai microfoni della RSI per SEIDISERA risponde Monica Malnati, presidente di HR Ticino.
Sono numerose le aziende in Ticino che impiegano qualche tipo di mezzo informatico. Eppure solo un terzo di queste usa tecniche avanzate, come l’intelligenza artificiale (IA). Cosa frena questa evoluzione?
“Le grandi imprese o le imprese internazionali hanno un budget differente, quindi possono permettersi investimenti differenti. Dall’altra parte la conoscenza, proprio perché oggi veniamo pervasi e parliamo costantemente di digitalizzazione, automazione, IA, eccetera, ma poi dobbiamo anche conoscerla.”
Tra le maggiori criticità in sei casi su dieci c’è la resistenza al cambiamento, e a volte è anche una questione generazionale...
“Il management un pochettino più senior, un pochettino più restio, meno avvezzo a questi strumenti, sicuramente non porta a un’apertura in questo senso. Ci sono delle aziende in cui magari il personale è un pochettino più senior o dove il management non supporta queste nuove tecnologie, e ciò rende difficile l’introduzione di strumenti digitali.”
Il rischio, all’inverso, è l’eccessiva digitalizzazione, con un sovraccarico di informazioni durante le ore lavorative, notifiche eccessive, continue distrazioni e anche una difficoltà nello staccare quando si è a casa...
“Emergono sicuramente delle aziende che stanno rivalutando l’introduzione di determinati strumenti digitali o che stanno cercando di utilizzarli al meglio. Si rivede un attimo questo utilizzo, anche attraverso delle policy (ovvero regole per i dipendenti, ndr) sull’utilizzo degli strumenti digitali.”
Solo il 12% delle aziende ticinesi ha regole anche sul diritto alla disconnessione durante il tempo libero. Come mai?
“Perché c’è più un’attenzione magari all’utilizzo che a quello che gli strumenti digitali potrebbero causare. Magari un’ignoranza, una non conoscenza di quelle che possono essere le conseguenze del troppo utilizzo degli strumenti digitali, dell’essere iperconnessi, dell’essere costantemente reperibili. Questo a lungo andare può portare anche a un burnout digitale.”
Con il telelavoro il confine tra lavoro e vita privata è diventato ancora più labile. Come tracciare un confine?
“Il lavoro da casa ha favorito sicuramente una sorta di indipendenza e di autonomia, però bisogna anche essere molto responsabili, perché c’è il rischio di debordare, sia a livello di orari di lavoro sia a livello di ore di lavoro seduti davanti al computer. Ci vuole una sensibilizzazione, ci sono aziende che hanno dei controlli anche molto ferrei e che vanno veramente poi a riprendere anche i collaboratori che lavorano la domenica piuttosto che in certe ore del giorno o della notte, quando per esempio ti vedi arrivare e-mail alle 03.00 di notte.”








