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Famigliari curanti: la storia di Violanda e Romolo

Una vicenda di vita emblematica, nella Giornata dedicata a coloro che si prendono cura in modo continuativo dei loro cari

  • Ieri, 21:40
11:05

La giornata dei familiari curanti

Prima Ora 30.10.2025, 18:00

Di: Prima Ora/ARi 

Si è svolta proprio oggi, giovedì, la Giornata dedicata ai famigliari curanti. Un appuntamento che ricorre ogni anno sullo sfondo di problemi considerevoli per chi esercita questo rilevante ruolo. In Ticino, va ricordato, più di un quarto della popolazione rientra in questa categoria e si prende cura di una persona cara al proprio domicilio. Ma intanto anche questo ambito risente degli effetti dell’invecchiamento demografico: infatti un famigliare curante su cinque, secondo gli ultimi dati disponibili, ha superato i 65 anni. Un dato tutt’altro che marginale, viste tutte le difficoltà che ne conseguono.

La storia di Romolo Pignone e della madre Violanda, che da 50 anni si prende cura di lui, è in questo senso emblematica e davvero toccante. Madre e figlio sono stati ospiti dell’edizione odierna di Prima Ora e hanno così ripercorso tanti anni e tanti aspetti della loro vicenda. Romolo divenne tetraplegico all’età di 9 mesi a seguito di un’encefalite postvaccinale. Da quel momento l’assistenza e il sostegno della mamma sono stati cruciali per affrontare tutte le conseguenze della disabilità. Grazie alla madre Romolo è così riuscito a portare avanti la sua vita, il suo percorso formativo e ad impegnarsi in ambito politico e sociale: già consigliere comunale a Lugano, fra il 2023 e il 2016, è stato anche fra i 44 parlamentari della sessione delle persone disabili che si svolse a Berna presso il Consiglio nazionale nel 2023.

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Violanda e Romolo Pignone, ospiti di Prima Ora in occasione della Giornata dei famigliari curanti

  • RSI

Come ripensa Violanda Pignone a tutti i sacrifici, i problemi affrontati per decenni e sostenuti ancora oggi? “Come è stata la mia vita? Molto bella, perché avevo lui da curare, da accudire... Ho dovuto lottare per cercare di sopravvivere, però ce l’abbiamo fatta”, ha sottolineato, ricordando le ristrettezze, le ore sottratte alle notti per organizzarsi, le tante difficoltà nel conciliare un lavoro con i tempi necessari per l’accudimento del figlio. Però fra tanti problemi “ero contenta, perché sapevo che facevo qualcosa che gli altri non facevano. E io ci riuscivo”.

Con gli anni madre e figlio hanno potuto beneficiare di aiuti e in particolar modo, osserva Romolo, del cosiddetto “contributo di assistenza che permette nei casi come il mio, alle persone con disabilità gravi, di avere la scelta di poter rimanere a casa in maniera indipendente”.

Oggi Violanda è ultraottantenne. Già da molto tempo, quindi, è una di quei famigliari curanti che per l’età avanzata si trovano confrontati a difficoltà crescenti per l’accudimento dei propri cari. “Ho tanti acciacchi, tanti dolori”, ha raccontato. Ma cerca però di affrontare tutto sempre con energia e una presenza, considerevole, di spirito. E i ruoli, in una certa misura, si sono così invertiti. Ora è Romolo a cercare di sostenere la madre, nei limiti imposti dalla sua disabilità, occupandosi ad esempio di mansioni amministrative o accompagnandola dai medici. E quello che lui le dà, sottolinea Violanda, è “un aiuto bellissimo”.

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