Sono passate tre settimane dal Campionato europeo giocato in Svizzera che ha visto trionfare l’Inghilterra. Da tutti è stata definita una manifestazione di grande successo: di pubblico certo, ma anche per il movimento calcistico femminile. Anche in Ticino questo movimento sta crescendo. Lunedì a Taverne si sono svolte le selezioni per l’Under 12 e l’Under 13 della Federazione di calcio ticinese: 43 le ragazze classe 2013-2014 in campo. E SEIDISERA, con Andorra Garobbio, ne ha approfittato per cercare di capire quanto l’appuntamento internazionale abbia (o meno) influito.
“Stiamo andando bene, dobbiamo solo eliminare la ruggine dell’estate”, dice da bordo campo Andrea Solèr, responsabile tecnico delle selezioni cantonali femminili U12 e U13, dando le indicazioni alle ragazze durante una partitella.
Dietro la porta alcune ragazze attendono di entrare in campo. Ne approfittiamo per fare due chiacchiere, su come hanno cominciato a giocare e su come gli Europei abbiano dato loro qualche nuovo idolo: non solo Messi, Ronaldo e Modric. “Io vorrei essere come Alisha Lehmann”, dice una ragazza. “Io Alisha Lehmann e Cristiana Girelli dell’Italia”, le fa eco un’altra ragazza.
“Grazie all’Europeo cominciano a conoscere le calciatrici, perlomeno quelle più forti. E ci fa piacere perché il calcio giocato dalle donne è veramente un calcio normale”, afferma Rosanna Michelotti, che assieme a Marco Maggi da 20 anni è responsabile del calcio femminile per la Federazione ticinese.
Alisha Lehmann a UEFA Women's EURO 2025
“Quando abbiamo iniziato era difficile convocare delle ragazze in selezione. I genitori erano scettici e le ragazze preferivano giocare per la loro società. Ma nell’arco di 20 anni la situazione si è ribaltata: ora dobbiamo fare un test per sceglierle. Ma non possiamo ancora dire se questo incremento sia dovuto anche agli europei”, prosegue Rosanna Michelotti.
Europei, che per Maggi, sono stati un’occasione guadagnata, ma anche persa: “Si sarebbe potuto inserire una forma di professionismo anche nel calcio femminile svizzero”, spiega. E le conseguenze potrebbero farsi sentire: “Le più brave tra le nazionali svizzere giocano all’estero e guadagnano dei bei soldi. In Svizzera invece non ci sono soldi e dunque sarà un campionato destinato ad una certa mediocrità”. Ciò però non arresta la crescita d’interesse, e il motore è uno in particolare: “la passione”, conclude Michelotti.