E' approdato in aula penale stamane - ma è stato in poi sospeso fino a martedì mattina - il processo per il decesso della donna di 24 anni, eritrea, caduta dal balcone della sua casa di Bellinzona. Successe il 3 luglio del 2017. Il marito, accusato di averla gettata dal quinto piano, si è sempre dichiarato innocente. E ha sempre sostenuto che la giovane si tolse la vita.
La sospensione è dovuta ad un "crollo psicologico" dell'imputato, visitato dal medico psichiatra del carcere per valutare la sua processabilità.
È un processo indiziario quello che si è aperto davanti alla Corte delle Assise Criminali, presieduta dal giudice Marco Villa, che dovrà ricostruire quanto avvenne in quella palazzina poco distante dalle officine FFS di Bellinzona. L'imputato, oggi trentottenne, accusato in via principale di assassinio, ha sempre negato di avere spinto la moglie giù dal balcone, dopo l'ennesimo litigio. Dal momento del suo arresto, quella sera del 3 luglio, ha sempre sostenuto la tesi del suicidio della giovane, che l'aveva da poco raggiunto in Svizzera, sua connazionale e madre dei suoi due figli.Anzi, l'uomo sostiene di aver cercato di trattenerla per un braccio.
Per il procuratore pubblico, Moreno Capella, invece, non ci sono dubbi: il movente sarebbe la gelosia, causata dal sospetto di un'altra relazione. Tra i due i rapporti erano tesi, già a maggio un litigio aveva richiesto l'intervento della polizia.
Un rapporto allestito dell'Istituto di medicina legale dell'università di Berna ha giudicato poco verosimile l'ipotesi del suicidio, a partire dalla posizione in cui venne ritrovato il cadavere, non compatibile con una caduta. Un altro parere, commissionato all'Istituto di medicina forense di Milano, dà invece ragione alla difesa.

Processo sospeso
Il Quotidiano 14.12.2020, 20:00