La peste suina africana è a 46 chilometri dal confine sud della Svizzera e ha già colpito alcune zone del nord Italia. Una malattia innocua per gli esseri umani ma mortale e molto contagiosa per maiali e cinghiali. Per farsi trovare pronte, le autorità ticinesi hanno svolto mercoledì un’esercitazione nel Mendrisiotto. Nei boschi di Pedrinate è stata simulata una ricerca di cinghiali infetti tra gli alberi. Grazie a un drone dotato di termocamera è possibile individuare anche le carcasse di animali morti.
“Il drone chiaramente fornisce una visione aerea, un supporto tecnico all’attività delle squadre sul terreno”, spiega ai microfoni del Quotidiano della RSI la veterinaria cantonale aggiunta, Chiara Menegatti. “Studi dicono che la temperatura, dopo qualche giorno dalla morte dell’animale, ha un netto rialzo, si arriva anche fino a più di 25 gradi. Temperature facilmente rilevabili da termocamere”. A limitarne però l’utilizzo la presenza di foglie, la pioggia, le temperature elevate. Ogni carcassa sospetta viene analizzata per capire se la peste suina africana è arrivata in Ticino.
“Più in fretta siamo in grado di riconoscere la malattia nel momento in cui arriva, più la lotta sarà ‘semplice’ ”, prosegue la veterinaria. “Quindi chiunque sospetta di un cinghiale, che si comporta in modo strano, o rilevi una carcassa di cinghiale sul territorio, o ancora abbia incidenti con cinghiali, è tenuto a notificarlo alle autorità”.
Dal posto di controllo veterinario di Riva San Vitale, gestito dalla Protezione civile, partono le squadre di ricerca e di analisi delle carcasse, da cui viene prelevato sangue, milza o midollo osseo. “La carcassa viene trattata nel bosco: tutto quello che sono le analisi viene fatto lì”, spiega Patrick Arnold, comandante della Protezione civile Locarno e Vallemaggia, “soprattutto per cercare di limitare quello che è lo spostamento del virus. La carcassa viene quindi messa in un sacco direttamente nel bosco e viene portata a Riva San Vitale, dove viene messa in un contenitore specializzato e poi trasportata e smaltita nei centri di raccolta”.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/La-peste-suina-viaggia-nel-panino--1799681.html
“Facciamo tutto questo - aggiunge il veterinario cantonale Luca Bacciarini - perché è un virus che è molto resistente, non solo nelle carcasse di cinghiale ma anche nelle derrate alimentari. Può persistere nell’ambiente anche per mesi. Quindi per limitare l’espansione della malattia dobbiamo togliere più virus possibile dall’ambiente. Per questo viene fatta la ricerca e poi l’asportazione delle carcasse dal bosco, dai prati, eccetera”.
La malattia si muove con gli animali. Bisogna dunque limitare l’accesso alle zone colpite quando si trovano casi positivi, per esempio la caccia e le attività nel bosco al di fuori dei sentieri normali. Quindi nel momento in cui arriva la malattia, l’indicazione che verrà data alla popolazione è quella di rimanere sui sentieri, tenere i cani al guinzaglio. L’anno scorso sono state campionate oltre 65 carcasse di cinghiale. Zero per ora i casi positivi.