Era il 23 novembre 2020 quando il Mulino Maroggia, il più grande del Ticino, fu avvolto dalle fiamme. Le operazioni di spegnimento durarono quasi una settimana. Ora, due anni e mezzo dopo, il mulino si prepara a risorgere dalle sue ceneri.
"Abbiamo sviluppato un progetto che sia al passo coi tempi" - spiega il direttore Alessandro Fontana intervistato da Seidisera - "con un impianto modernissimo, confacente alle necessità dei nostri clienti". La macina pecedente, "per quanto fosse bella", era inserita in una "struttura centenaria" legata a "tutta una serie di limitazioni per i processi e le operazioni necessari oggi, nel 2023".
Il cantiere edile, terminato il mese scorso, porterà l'azienda a possedere "il mulino sicuramente più moderno della Svizzera". Un risultato cui hanno contribuito anche gli ex mugnai che, a seguito dell'incidente, si sono dovuti reinventare un lavoro.
È il caso - ad esempio - di Sebastiano, che da vent'anni lavorava qui.
"Abbiamo portato avanti questo progetto tutti inisieme", racconta. "Io non avevo più un impiego e allora mi sono dedicato alla ristrutturazione". Con i nuovi macchinari e le nuove tecnologie "ci sara dà studiare e fare un po' di esperienza".
Ma le difficoltà non scoraggiano chi, guardando agli ultimi due anni, si reputa soddisfatto dei risultati raggiunti. "Siamo passati dall'emergenza allo sviluppo di un progetto importante, grande e complesso, in tempi brevissimi" spiega ancora il direttore Alessandro Fontana.
Il prossimo obiettivo è quello di riattivare la produzione idealmente già per il raccolto estivo di cereali. "Per luglio vorremmo essere pronti con tutta la parte legata alla ricezione e alla gestione dello stoccaggio. E poi pian piano entrare in produzione". Concretamente, le macine potrebbero cominciare a girare a fine luglio.
SEIDISERA del 10.04.2023 - Il servizio di Camilla Camponovo
RSI New Articles 10.04.2023, 19:01
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