Il bosco sacro che protegge

Le valanghe che nel passato hanno causato tanti morti e distruzione, ad Anzonico sono un ricordo ancora vivo. La prima documentata è del 1667. Morirono 88 persone. Più recentemente ci sono state quelle del 1917 e del 1951. Eventi terribili che, in chi abita nel villaggio leventinese, hanno lasciato la consapevolezza che il pericolo bianco è una minaccia costante. Per fortuna, lassù, dove lo sguardo dal fondovalle non arriva, c'è un bosco. Un bosco tanto importante da essere chiamato sacro. A occuparsi della sua cura, affinché possa assolvere pienamente la sua funzione protettiva, dagli anni Trenta c'è il Consorzio Pizzo Erra composto principalmente dal comune di Faido, dalle FFS e dal cantone.

L'ultima fase dei lavori di premunizione per proteggere il paese, l'autostrada, la linea ferroviaria e le strade cantonali è cominciata nel 1994 e dovrebbe concludersi nel 2020. Tra due anni sulla montagna dovrebbe tornare la quiete dopo 25 anni durante i quali si è intervenuti con piantagioni, recinzioni e tagli per dare maggiore forza agli alberi, ma pure con la costruzione di ripari valangari, nelle zone più alte, dove il bosco non cresce più.

Sui pendii del Pizzo Erra (2'416 metri) e del Pizzo Alto (2'356) possono accumularsi anche più 5 metri di neve. Ora, a evitare che la coltre possa staccarsi già in quota, moderni ripari in metallo (reti paramassi e ponti da neve) si sono aggiunti a quelli più vecchi in sasso e legno. Danno un nuovo volto al paesaggio che in questo periodo accoglie uomini e mezzi, impegnati nella realizzazione delle opere destinate ad aumentare la sicurezza di chi vive nel villaggio e di chi percorre la Leventina senza immaginare il pericolo che sovrasta anche le vie di comunicazione.

Diem/Quot