Ticino e Grigioni

Il casco in montagna: amico scomodo o angelo custode?

L’Italia lo impone, la Svizzera lo consiglia: A “Prima Ora” le voci di chi li vende e di chi cura gli infortuni, per capire il valore dell’attrezzatura di protezione sulle piste da sci

  • Un'ora fa
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Caschi e sicurezza sulle piste

Prima Ora 18.12.2025, 18:00

Di: Prima Ora/sdr 

L’Italia ha preferito la strada dell’obbligo: dal 1° novembre 2025, chi scia senza casco rischia multe salate, fino a 150 euro. Cosa accade invece in Svizzera? Qui l’obbligo non c’è, ma la domanda sorge spontanea: c’è ancora qualcuno che si avventura sulle piste a capo scoperto? E, soprattutto, è ipotizzabile un obbligo anche da questa parte del confine?

Mauro Raimondi, monitore e venditore di attrezzatura sportiva, con il Dott. Marco Marano, ortopedico, hanno approfondito il tema nella trasmissione televisiva della RSI “Prima Ora”, analizzando questioni che riguardano tanto la dotazione, l’attrezzatura, quanto la forma fisica di chi affronta le piste e la neve.

Raimondi, con la sua esperienza sul campo, ha aperto con una statistica che vede in Svizzera il 95% degli sciatori tenere il casco in testa mentre scia. Un dato che fa riflettere, suggerendo che l’abitudine, più che l’obbligo, stia prendendo piede. Lo stesso monitore prende in considerazione il fatto che a qualcuno può sembrare una mancanza di libertà in uno sport così spettacolare ma registra però che la cultura della prevenzione, in Svizzera, è radicata fin dall’infanzia. “Dico sempre che noi nasciamo un po’ con questa cultura di prevenzione. Già da piccoli, anche quando andiamo con lo sci club o con una scuola svizzera di sci, fanno tantissima prevenzione sulla sicurezza che può partire dallo sci, dall’attacco, fino al casco.” Il casco, insomma, è già parte delle abitudini, un simbolo di consapevolezza. Ma come scegliere il casco giusto? “L’importante è la taglia”, risponde il venditore. Il casco deve essere “totalmente bloccato” una volta indossato, con il laccetto ben chiuso e un campo visivo di almeno 90 gradi. Fondamentali sono poi le norme che ne certificano la sicurezza. “Noi commercianti quando andiamo a fare gli acquisti chiediamo sempre al produttore se il casco, quando entra in Svizzera, quando arriva nel nostro Paese è a norma da sci o snowboard omologato EN 1077.” E la durata? “Anche se non ha riportato nessun impatto, dice, lo danno cinque anni. Dopo cinque anni bisogna smaltirlo, anche se non è mai stato usato.”

I consigli dell’ortopedico, non solo il casco allacciato

Il Dott. Marano, dalla prospettiva medica, non lascia spazio a dubbi sull’importanza del casco. “Nei casi di traumi maggiori il casco può arrivare a ridurre fino al 40-50% di incidenza di infortuni; quindi l’impatto è molto più attutito e questo determina una riduzione della gravità dell’infortunio.” E per i traumi minori, la protezione è ancora più elevata, “fino al 70% di protezione per gli impatti a più bassa energia.” Insomma, “assolutamente l’utilizzo del casco - dice - è qualcosa che ci aiuta e tante volte ci salva la vita da infortuni che possono essere molto, molto, seri.”

I numeri degli incidenti in Svizzera sono eloquenti: circa 62’000 ogni anno, con un caso su cinque che richiede l’intervento dei soccorsi. Di questi 62’000 che si infortunano ogni anno, 53’000 sono sugli sci e 9’000 con la tavola. L’80% riporta solo ferite lievi, mentre il 15% subisce lesioni medio-gravi, con assenza dal lavoro di almeno un mese, e il 6% lesioni gravi e assenza di almeno tre mesi. Questi sono i dati diffusi alcuni giorni fa dall’Ufficio prevenzione infortuni (UPI). Le cause? Attrezzatura inadeguata, sopravvalutazione delle proprie capacità e velocità eccessiva. L’UPI conferma che il casco previene un terzo delle lesioni alla testa e riduce la gravità delle ferite in due terzi dei casi. Il dottor Marano sottolinea anche un altro aspetto cruciale, la preparazione fisica. “La maggior parte delle volte questi infortuni sono proprio responsabilità dello sciatore, se arriva magari sugli sci in condizioni non idonee, non solo dal punto di vista dell’equipaggiamento, ma anche dal punto di vista proprio fisico.” Mancanza di riscaldamento, preparazione muscolare inadeguata, velocità eccessiva e piste non adatte alle proprie capacità sono fattori determinanti. Il suo consiglio è chiaro, ossia arrivare sulle piste pronti, preparandosi già mesi prima, soprattutto dal punto di vista muscolare, “dal punto di vista delle articolazioni che devono essere ben strutturate, oliate. La classica ginnastica presciistica.” Tra le lesioni più comuni ad essere colpita è l’articolazione del ginocchio. Quattro infortuni su cinque, parlando degli sciatori, riguardano le ginocchia. Per gli snowboarder, ricorda il medico, invece, è il polso. Le lesioni meno gravi sono distorsioni e contusioni, mentre quelle più serie includono la rottura dei legamenti, come il crociato anteriore, che richiede mesi di recupero. I traumi cranici, fortunatamente, hanno un’incidenza molto più bassa, grazie anche all’uso, conclude Marano, sempre più diffuso del casco.

In sintesi, tra l’obbligo italiano e la cultura della prevenzione svizzera, emerge un messaggio univoco: il casco è un alleato prezioso. E se la libertà è un valore, la sicurezza, sulla neve, non dovrebbe mai essere un optional.

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Tempo Reale del 29.10.2025: Obbligo del casco sulle piste da sci italiane

RSI Info 29.10.2025, 16:30

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