
L’oro di Gorla
Falò 14.10.2025, 21:00
Una storia di fumi, odori e paura

La collina che sovrasta il quartiere di Gorla a Castel San Pietro offre una vista panoramica su tutto il Mendrisiotto. Un paesaggio rurale di case basse e vigneti, nel quale spicca imponente la sagoma di MKS Pamp: la raffineria di metalli preziosi che da quarant’anni inquieta i pensieri ed agita il sonno ad alcuni cittadini del quartiere. “Quando siamo tra le vigne, spesso gli odori sono insopportabili”. È amara la voce di Aline Prada (ritratta in fotografia, ndr.) che ci accompagna tra i filari.

Nella sua famiglia si raccoglie l’uva da tre generazioni ma gli ultimi anni sono stati dedicati al conflitto con Pamp. Fumi intensi dai camini e odori pungenti che loro percepiscono anche a centinaia di metri di distanza: “La gola che raspa, gli occhi che bruciano, alcuni giorni non possiamo lavorare”. Scendiamo sulla strada lungo i tornanti e ci avviciniamo alla fabbrica. Il nucleo di Gorla gli si snoda attorno in un simbolico abbraccio. Giacomo Mondia e Werner Wasser dedicano una cura meticolosa ai loro giardini, con piccoli orti e conigli nani. “Quando gira il vento, a seconda dei giorni, arrivano folate di zolfo, ammoniaca e candeggina, cosa c’è nell’aria?” scuote la testa Mondia. “Non abbiamo più fiducia nell’azienda e nelle istituzioni”.
Quarant’anni anni di proteste

Pamp arriva a Castel San Pietro nel 1984 modificando per sempre l’identità del territorio. Ancora prima dell’inizio degli scavi di costruzione, il 31 agosto 1981, una lettera arriva in Municipio.
È firmata da oltre 30 cittadini di Gorla: “Riterremo le autorità responsabili di future moleste fuoriuscite di qualsiasi natura che possano inquinare atmosfera o terreni”. Stralci di un saggio che il ricercatore in scienze sociali Stefano Boumya (ritratto in fotografia) sta preparando sull’impatto industriale nella regione: Pamp è un caso esemplare del rapporto tra cittadini e difesa del territorio . In un articolo gli abitanti dichiarano: dobbiamo pensare alle future generazioni.

Franca Medici ne fa parte (foto). Non perde il sorriso anche se molto arrabbiata. Vive di fronte all’azienda, una casa semplice a due piani con figlio, nuora e nipote appena 18enne, un bel prato e tanti fiori. È la memoria storica della presenza di Pamp nel quartiere dove è cresciuta la sua famiglia. “Qui erano tutti contadini. C’erano tabacco, granoturco e patate. La fabbrica doveva portare lavoro ma oggi ormai sono quasi tutti frontalieri”. In cucina, a fianco all’album di fotografie del matrimonio, Franca custodisce con cura un raccoglitore in cui ha documentato 40 anni di incidenti alla Pamp .
“Già subito poco tempo dopo l’apertura, era fuoriuscita una nube acre e giallastra. Siamo preoccupati per quello che abbiamo respirato in tutti questi anni, nel quartiere ci sono state delle strane malattie”. Ma per lei, oggi non è possibile avere risposte a queste preoccupazioni: non esistono dati epidemiologici sulla salute degli abitanti di Gorla.
La famiglia Shakarchi al comando

Pamp è di proprietà della famiglia Shakarchi, di origini libanesi, arrivata in Svizzera negli anni Settanta. La sede è a Ginevra. Quella di Castel San Pietro è, di fatto, la succursale operativa, dove vengono lavorati i metalli preziosi dei propri clienti. Entrare in azienda prevede accurati controlli di sicurezza. L’oro ha avuto un incremento di valore enorme negli ultimi mesi. Non si lascia nulla di intentato, ogni grammo vale molto.
C’è disponibilità e cortesia da parte del direttore Phaedon Stamatoupolus (ritratto in fotografia)e di Giovanni Calabria, responsabile ESG (ambiente e sicurezza) che racconta: “Io sono in azienda da anni, le proteste le ho viste arrivare a cicli, e oggi ne stiamo affrontando uno”. Durante la visita, i reparti appaiono come un dedalo di tubature e condotte, dove gli aspiratori lavorano incessantemente. Il clima tra gli oltre 250 dipendenti è disteso. Dalle parole del direttore Stamatoupolus emerge una passione genuina per il proprio lavoro e lo sconcerto per le proteste dei cittadini: “Abbiamo investito molto in sicurezza in questi anni e lo faremo ancora”

La paura viene da lontano. È aprile 2006: un incendio provoca e diffonde una nuova nube acre nel quartiere. I pompieri arrivano in forze alla Pamp, tute integrali e maschere antigas.
Franca Giudici ricorda: “Sembrava Chernobyl”. Lei e altri abitanti danno vita al comitato civico “Vivigorla e dintorni”. Un centinaio di cittadini aderiscono. Il Dipartimento del Territorio e l’azienda coordinano un risanamento, che porta a risultati concreti: gli ossidi di azoto, i cosidetti NOX, principali veleni di combustione emessi dai camini di Pamp scendono dell’80% passando dalle 37 tonnellate del 2001 a sole 8 nel 2008.

Domande senza risposte?

“Vogliamo un controllo continuo e completo su tutte le emissioni dell’azienda”. Nella affollata carrozzeria di famiglia incontriamo Damiano Crivelli (nella fotografia in apertura di capitolo), uno dei promotori delle proteste di oggi.
Negli ultimi mesi sono stati numerosi gli incontri organizzati da Cantone, Municipio e azienda con il nuovo comitato Vivigorla per venire incontro alle loro richieste. Il tenore è spesso di scontro ma anche costruttivo. “Non abbiamo paura che ci siano delle sostanze nocive nell’aria che danneggiano i nostri cittadini” sottolinea con fermezza la sindaca di Castel San Pietro, Alessia Ponti (in fotografia). “Ma poi l’autorità competente in materia di inquinamento ambientale è sempre quella cantonale”.
Infatti, tra il 2021 e 2024 il Dipartimento del Territorio svolge altri monitoraggi sui camini di Pamp che però non sciolgono i dubbi. Gli ossidi di azoto son risaliti a 25 tonnellate annui. Scrive il Cantone nel rapporto “come due chilometri di autostrada Chiasso- Mendrisio”. I valori tuttavia rientrano nei limiti previsti dalla legge.
Damiano Crivelli è tassativo: “Non siamo soddisfatti. Durante i controlli non si percepiva alcun odore: forse l’azienda ha evitato di svolgere proprio in quei momenti le lavorazioni più critiche.” Per Giovanni Calabria di Pamp: “Sono insinuazioni che non meritano risposta”.
- Monitoraggio qualità dell’aria zona Gorla - Emissioni ed immissioni nell’aria, 2021-2023
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/info/ticino-grigioni-e-insubria/3joos8-Monitoraggio-qualit%C3%A0-dell%E2%80%99aria-zona-Gorla-Emissioni-ed-immissioni-nell%E2%80%99aria-2021-2023/download/GORLA_011.pdf

Tuttavia, in risposta alle preoccupazioni, Pamp propone ai cittadini di inviare segnalazioni via e-mail in tempo reale, per consentire l’associazione tra gli odori percepiti e le attività produttive in corso. Per Damiano Crivelli tutto inutile: “Ci hanno chiesto di fare “da naso” per capire da cosa fossero provocati gli odori, ma dopo qualche vaga spiegazione, hanno smesso di rispondere”. “Le mail che riceviamo sono numerose ma provengono da un gruppo ristretto di cittadini. Non ci è possibile rispondere singolarmente a tutte”, chiosa Giovanni Calabria (ritratto in fotografia).
“Non ho nulla da rimproverare alla Pamp”

Nel raccoglitore di Franca Giudici, quattro pagine di fotografie sono dedicate all’incidente del 20 febbraio 2007: nelle immagini è immortalato l’elicottero della Rega sul piazzale della Pamp, un ferito intubato in barella. Il suo nome, Bruno De Valentin.
Saliamo oltre Bellinzona per incontrarlo. Il suo volto è l’immagine plastica dei rischi di una raffineria come la Pamp. I ricordi sono nitidi: è martedì grasso, fa freddo e De Valentin, come sempre, arriva in fonderia in perfetto orario. Al cambio turno, suona un allarme. Si avvicina di fretta a un forno per spegnerlo ma un’esplosione improvvisa lo investe: una fusione di argento atomizzato a mille gradi in pieno volto. Sfondamento della fronte, fratture multiple, rimane in coma per settimane.
Oggi è ipovedente con il viso come fosse tatuato dalle particelle di metallo: “Non ho nulla da rimproverare alla Pamp. Sono stati vicini a me e alla mia famiglia durante tutto l’infortunio, ancora oggi mi invitano alla cena di Natale”. De Valentin (in fotografia) rinuncia a denunciare l’azienda ma ricorda i rischi delle raffinerie: “Quando si lavora allo scioglimento dell’oro e dell’argento bisogna usare acidi per le impurità. Per quanti filtri si possano mettere, è ovvio che qualcosa gli abitanti sentono”.
Una scuola in zona a rischio

Pamp pubblica annualmente un cosidetto “Rapporto di Sostenibilità”, ma gli ultimi dati sulle quantità di sostanze chimiche utilizzate è datato 2021. Si legge che in azienda si utilizzano circa 380 tonnellate di acido cloridico, 170 tonnellate di acido nitrico e 500 di soda caustica, sostanze tossiche e corrosive che servono per la lavorazione dei metalli.
- Rapporto di Sostenibilità PAMP
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/incoming/x03euo-Rapporto-di-Sostenibilit%C3%A0-PAMP/download/GORLA_014.pdf

Pamp è sottoposta all’ordinanza federale che regola le attività a rischio di incidenti rilevanti (OPIR). Si devono rispettare prescrizioni precise anche in materia di pianificazione. La cosiddetta zona di coordinamento, o zona a rischio, è infatti molto vasta, e comprende anche una sede scolastica con nido, asilo ed elementari con oltre 200 bambini. Questo nonostante per l’Ufficio Federale dell’ambiente un’attività del genere vicino a Pamp sia espressamente sconsigliata.
La direzione della scuola, tuttavia, non segnala alcuna problematica di fumi e odori e ricorda che spetta a Pamp, con cui è costantemente in contatto, tenere aggiornato il proprio piano di sicurezza.
Per Giovanni Calabria di Pamp è tutto sotto controllo: “Noi abbiamo un’analisi di rischio approvata dalle Istituzioni che mostra che il rischio per la popolazione compresa quella scolastica, è estremamente basso e giudicato totalmente tollerabile”.

- Coordinamento tra pianificazione del territorio e prevenzione degli incidenti rilevanti
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/incoming/v70o8f-Coordinamento-tra-pianificazione-del-territorio-e-prevenzione-degli-incidenti-rilevanti/download/GORLA_015.pdf
Torna la paura a Gorla

È il 4 giugno 2025, tardo pomeriggio e torna la paura a Gorla.
Mezzi di soccorso dei pompieri, polizia e ambulanze si precipitano alla Pamp. La rottura di un tubo provoca la fuoriuscita di una soluzione diluita di acido cloridrico e acqua ossigenata. La combinazione delle due sostanze può generare cloro gassoso, un composto altamente tossico e potenzialmente letale per l’uomo. Il clima è teso.

“Una puzza che non si può respirare, ma la verità non la diranno mai”. È furiosa Franca Medici mentre si allontana frettolosamente da casa.
“Non c’è stato nessun pericolo”, secondo il comandante dei pompieri Corrado Tettamanti. Anche lui vive a Castel San Pietro e interviene da anni alla Pamp, fin dal 2006. “Non è un’azienda problematica più di altre e comunque io non ho sentito nessun odore”.
Gli operai vengono evacuati e spostati a distanza. L’intervento si conclude a notte fonda: nessun ferito e l’attività riprende ma la polizia apre un’inchiesta.

La sindaca Alessia Ponti qualche giorno dopo incontra i cittadini ed è tassativa: “Per fortuna nessuno si è fatto male. Attendiamo gli esiti dell’inchiesta. Pamp è certamente un importante contribuente ma non verranno tollerate scorrettezze da parte dell’azienda”.
In Gran Consiglio a Bellinzona pende anche un’interrogazione parlamentare. L’ha depositata, a dicembre 2024, Aline Prada. Oltre che essere cittadina e imprenditrice sul territorio, è una appassionata e combattiva deputata dell’UDC. La richiesta è chiara e articolata: “Dobbiamo avere paura della Pamp?” Il governo dopo dieci mesi non ha ancora dato risposte.
- TESTO DELL'INTERROGAZIONE: Zona Artigianale di Gorla, Castel San Pietro: una situazione insostenibile
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/incoming/yodksx-TESTO-DELLINTERROGAZIONE-Zona-Artigianale-di-Gorla-Castel-San-Pietro-una-situazione-insostenibile/download/GORLA_019.pdf

Gaza, ostaggi liberi. E adesso? - L’oro conteso di Gorla - Anversa, la raffineria della discordia
Falò 14.10.2025, 20:45