Gli appalti pubblici rallentano e il contenimento della spesa comincia a farsi sentire sull’edilizia. A Chiasso questo giovedì, nel giorno della loro assemblea, gli impresari costruttori hanno lanciato un chiaro appello, contro quelli che definiscono “falsi risparmi”: “Siamo molto preoccupati da questa mancanza di liquidità e mezzi da parte del Cantone possa sfociare in investimenti inferiori. Ciò porterà a dei danni sulle infrastrutture esistenti con maggiori costi di risanamento in futuro”, dice ai microfoni della RSI Massimo Cereghetti, presidente della Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino (SSIC-TI).
La pressione sui prezzi rimane infatti alta. I grandi cantieri per autostrada e ferrovia alterano in parte la percezione di un mercato che presenta ombre. “Nel 2024 le domande di costruzione sono calate di circa il 10% sia per numero che entità - rileva Nicola Bagnovini, direttore della SSIC-TI. È un dato che ci aspettavamo, poiché c’è tanta insicurezza anche per quello che accade nel mondo. Anche il privato per investire ha bisogno di tranquillità e il settore pubblico ha ridotto in modo importante le delibere. Per fortuna abbiamo tanti grossi cantieri in Ticino che danno garanzie per i prossimi 5-6 anni nel genio civile”.
L’incertezza proviene anche dalla pianificazione territoriale con proprietari privati che potrebbero vedersi negato o sospeso il diritto a costruire. Di stretta attualità inoltre è il tema della clausola di salvaguardia con l’Unione europea, che se attivata porterebbe a limitare la manodopera straniera. “Il nostro settore ha bisogno della manodopera estera - fa notare Bagnovini -. In Ticino abbiamo circa il 60% di frontalieri nell’edilizia principale. Senza di loro saremmo davvero in difficoltà. Però abbiamo bisogno anche delle misure di accompagnamento per fare in modo che le imprese lavorino tutte con le stesse condizioni e le ditte estere rispettino i nostri contratti collettivi e le nostre condizioni di lavoro”.
Per quanto concerne la sicurezza (d’attualità, visto che mercoledì c’è stato un infortunio su un cantiere) “resta sempre un nostro tema”, sottolinea Cereghetti, quanto ai sindacati, “questo è un anno di trattative, visto che il nostro contratto nazionale scadrà a fine 2025. Il problema è che non abbiamo ancora fatto il primo incontro, che è previsto per luglio, e loro stanno già manifestando per strada con i megafoni”, conclude il presidente della SSIC-TI.
Per un settore che in Ticino impiega circa 6’000 persone, senza contare la forza lavoro temporanea, il dibattito si sta insomma scaldando.