Chi pensa che ai giovani non interessino i grandi temi della società dovrebbe assistere a un dibattito come quelli andati in scena oggi, martedì, a Bellinzona. Le finali del concorso cantonale La gioventù dibatte hanno rappresentato il culmine di una competizione che ha coinvolto 17 scuole e circa 500 studenti provenienti da scuole medie e medie superiori del Canton Ticino. Per la prima volta, ha partecipato anche una scuola professionale, che si è distinta conquistando il terzo posto.
Il progetto - secondo i promotori - è uno strumento di educazione alla cittadinanza, pensato per promuovere la pratica del dibattito tra i giovani e stimolare la loro partecipazione alla vita democratica, nella consapevolezza che, anche in Svizzera, la democrazia non è scontata né garantita.
“Oggi dibattere, che significa saper giustificare, motivare, argomentare la propria posizione sui principali temi della società, è fondamentale” ha spiegato Franchino Sonzogni, responsabile del progetto per la Svizzera italiana, ai microfoni di SEIDISERA. Sonzogni ha inoltre lanciato un monito sul crescente disinteresse dei giovani nei confronti dell’informazione e della partecipazione politica, sottolineando quanto iniziative di questo tipo possano rappresentare un efficace strumento di sensibilizzazione civica.
Il dibattito finale dedicato agli studenti delle scuole medie ha affrontato un tema di grande attualità: il divieto dell’uso dei social media per i minori di 16 anni. Al termine della gara, tutti i partecipanti hanno convenuto sull’importanza di limitare l’accesso alle piattaforme digitali per i più giovani, riconoscendo i rischi legati a un uso precoce e incontrollato.
Questo tipo di esercizio, basato sul confronto delle idee e sull’argomentazione strutturata, si è confermato, per i giovani partecipanti, un valido strumento di crescita personale, capace di affinare il pensiero critico e distinguere il punto di vista soggettivo da un’analisi oggettiva della realtà.