Per i pompieri era stato un incendio sospetto sin da subito: con quattro focolai e le immagini di un uomo incappucciato che lascia la palazzina poco dopo la mezzanotte. Le indagini erano infatti proseguite in modo spedito e oggi (mercoledì) alle Assise criminali di Lugano vengono processate cinque persone. Tra queste il proprietario del negozio White, che era stato appunto incendiato il 12 febbraio del 2021: il noto commerciante Bruno Balmelli. L'uomo è reo confesso - ha ammesso, in sostanza, di essere il mandante. E poi altre quattro persone che con responsabilità diverse sono accusate di aver partecipato alla tentata truffa all'assicurazione, una tentata truffa da 2 milioni e mezzo di franchi. Per tutti i reati ipotizzati sono di incendio intenzionale e tentata truffa.
I fatti come li ha ricostruiti l'inchiesta
05.08.2022: Incendio White: 5 rinvii a giudizio
L'idea di dar fuoco al proprio negozio - secondo la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo - è maturata nel dicembre del 2020. Il Consiglio Federale aveva appena deciso, a causa dell’emergenza sanitaria covid, di chiudere nuovamente bar e ristoranti e ridurre la capienza dei negozi. Bruno Balmelli ha contattato in prima battuta un 45enne residente a Napoli. Si conoscevano perché l'uomo lavorava a Lugano. A lui ha chiesto di aiutarlo a far sparire la merce presente nel White di via Nassa, adducendo proprio difficoltà economiche dovute al periodo pandemico. La base operativa era in un bar a due passi dallo storico negozio di famiglia in Via Pioda. A processo infatti c'è anche una donna che in questo bar lavorava e che ha acconsentito a mandare una mail per un finto colloquio di lavoro in pieno lockdown (gennaio 2021) a quello che poi sarebbe diventato l'autore materiale dell'incendio. Un 38enne, sergente dell’esercito italiano, sempre residente a Napoli che tra l'altro nell'incendio aveva anche riportato ferite di una certa gravità.

Incendio al White, tentata truffa per due milioni
Il Quotidiano 27.04.2021, 21:00
Nel frattempo, il commerciante aveva coinvolto una persona a lui vicina, un 36enne, quale punto di contatto con i complici, persona che ha aiutato i due italiani a pianificare l'incendio attraverso sopralluoghi, acquisti e trasporti diversi. Dalle carte risulta infatti che Balmelli – dopo aver dato il mandato - si è disinteressato dell’esecuzione materiale del piano.
La versione del commerciante
“Mi sono fidato di una persona che mi ha detto che avrebbe messo le cose a posto”. Bruno Balmelli ha reso la sua versione in aula. In sostanza ha dichiarato di essersi limitato, in un primo tempo, a chiedere a un 45enne napoletano che frequentava il bar vicino allo storico negozio di famiglia di Via Pioda se poteva aiutarlo a far sparire una parte della merce in eccesso che aveva al White. Il resto del piano sarebbe poi stato ordito dal napoletano che gli aveva assicurato “che gli avrebbe fatto un favore pensandoci lui”. Il commerciante ha dichiarato di non sapere che era intenzionato a dar fuoco al locale, che se lo avesse saputo “avrebbe fermato tutto”. Immaginava un furto o un danneggiamento a una parte della merce, non la distruzione del locale. Una versione, questa, che il presidente della Corte, il giudice Amos Pagnamenta gli ha però contestato. Verbali alla mano, in fase di inchiesta Balmelli aveva dichiarato che aveva capito (dal secondo incontro con i complici) che la merce sarebbe stata incendiata al piano inferiore del negozio. E il compenso per chi ha organizzato il tutto? “Non avevamo fatto delle cifre”, ha dichiarato.