Prima che venisse sospesa con la pandemia, il Canton Ticino aveva creato una blacklist che limitava l’accesso alle cure dei morosi delle casse malati. Il tema è tornato ora sotto l’esame del Gran Consiglio. In Commissione sanità sono stati firmati giovedì i due rapporti: quello di maggioranza che vuole reintrodurre le liste nere e quello di minoranza che vuole eliminarle del tutto.
Il fenomeno dei morosi costa 20 milioni di franchi all’anno. Due terzi sono a carico del Cantone, un terzo sulle spalle dei Comuni. Per contrastare il fenomeno PLR, Centro e UDC vogliono reintrodurre lo strumento per chi non paga la cassa malati. “La blacklist serve come incentivo a far fronte ai propri impegni - dice ai microfoni del Quotidiano il relatore di maggioranza Alessandro Cedraschi (PLR) -. Noi non la vediamo come una spada di Damocle, le prestazioni minime vengono comunque fornite. Dalle verifiche che abbiamo fatto con lo IAS (l’Istituto delle assicurazioni sociali, ndr) non dovrebbero esserci problemi”.
I lavori della Commissione sanità partono dall’iniziativa parlamentare del 2018 del socialista Ivo Durisch, che invece le blacklist vorrebbe eliminarle. Perché impediscono l’accesso alle cure sanitarie, salvo emergenze. Su questa posizione si pone il rapporto di minoranza sostenuto da Partito socialista, Verdi, Lega e Più Donne. “I premi di cassa malati devono essere pagati e quindi bisogna fare qualcosa - sottolinea il relatore Danilo Forini (PS) -. Il problema delle blacklist che vanno a ridurre la possibilità di accedere all’offerta sanitaria è che si va a colpire, oltre chi non vuole pagare, anche chi non paga perché non può farlo. Questo pone grossi problemi etici, ma anche giuridici”.
Criticate dal Consiglio federale, in vigore in soli tre Cantoni, le blacklist sono considerate misura eticamente non accettabile dalle Commissioni federali per la salute e l’etica in materia di medicina umana.
Trovano invece i favori della maggioranza dei Comuni ticinesi, pronti a reintrodurle. “La maggior parte dei Comuni ha visto un beneficio perché è riuscita, convocando le persone e facendo un’analisi, a far rimanere costante il numero dei morosi. Anche se si riesce a far pagare solo una minima parte il risultato è già positivo”, nota Cedraschi.
Per i contrari le blacklist sono invece inefficaci, cifre alla mano. “Basti pensare che nel 2019, prima della sospensione, avevamo 21’000 morosi di casse malati e oggi sono meno di 20’000. È la dimostrazione che, metterle o toglierle, non influiscono sul fenomeno”.
In settembre toccherà al Gran Consiglio decidere, il Governo si è già detto disponibile a escludere di nuovo i morosi dalla copertura assicurativa.