Ticino e Grigioni

Ondata di furti d’armi, preoccupati anche i commercianti ticinesi

In solo 8 giorni ben 5 colpi ai danni di armerie e poligoni nei cantoni di Zurigo, San Gallo e Vallese - “Vuol dire che un certo numero di armi rubate è finito in mani nelle quali non doveva finire”

  • Oggi, 06:43
  • 2 ore fa
04:59

SEIDISERA del 26.07.2025: Furti nelle armerie, preoccupati i commercianti d’armi ticinesi

RSI Info 27.07.2025, 09:59

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Berti, Guidotti/Tieffe 

Cinque furti d’armi, tra colpi riusciti e tentativi sventati, in soli otto giorni. È l’ondata che sta colpendo la Svizzera, interessando armerie e poligoni nei cantoni di Zurigo, San Gallo e Vallese. Le modalità sono simili: irruzioni rapide, bottini consistenti, fughe oltre confine. Le autorità non escludono collegamenti, ma mantengono il riserbo.

Nel frattempo, anche tra i commercianti d’armi ticinesi cresce l’apprensione. “Un po’ di preoccupazione ormai c’è sempre” spiega ai microfoni di SEIDISERA della RSI Nadir Maspero, neoproprietario del negozio Ambrosini Caccia e Pesca di Muralto. L’ansia di ricevere una telefonata notturna che segnali un’intrusione è diventata costante.

Il timore riguarda soprattutto le conseguenze della circolazione incontrollata di armi. “Sicuramente questi eventi non fanno piacere”, osserva Alberto Broggini, titolare della Casa Armi di Lamone. “Vuol dire che un certo numero di armi rubate è finito in mani nelle quali non doveva finire.”

Anche Marco Bordazzi, responsabile della vendita di armi nel negozio Ambrosini in centro a Lugano, conferma il clima di tensione. Spiega che, al di là delle misure adottabili, resta la consapevolezza di non poter fare molto più che custodire la merce sotto chiave.

Broggini aggiunge che il problema non è tanto la regolamentazione, quanto il fatto che molte armi, pur non registrate, sono in mano a persone responsabili. Il vero rischio è che quelle rubate finiscano in mani che non avrebbero accesso legale all’acquisto.

Le misure di sicurezza bastano?

Dal 2022, una nuova ordinanza federale impone standard minimi di protezione. L’adeguamento è obbligatorio entro il 2026, ma alcuni si sono già attrezzati. Maspero ha investito in vetri antisfondamento, allarmi 4G e videosorveglianza con backup esterni. “Anche a livello economico ha portato dei costi abbastanza elevati”, sottolinea.

A Lugano, Bordazzi spiega che il negozio era già conforme: “Comunque adesso richiedono maggiori sistemi di sicurezza. Secondo noi sono cose che dovevano già esserci. La sicurezza non è mai troppa, soprattutto in certi ambiti.”

Anche il tema del collegamento diretto degli allarmi con la polizia solleva interrogativi. Oggi, i sistemi di sicurezza sono collegati a centrali d’intervento private tramite rete cellulare, ma non comunicano direttamente con le forze dell’ordine. C’è chi ritiene che un collegamento immediato potrebbe rendere gli interventi più rapidi ed efficaci, mentre altri considerano adeguato il sistema attuale. Secondo Marco Bordazzi, la risposta della polizia è comunque tempestiva, a patto che vengano rispettati i protocolli previsti, come l’attivazione dell’allarme silenzioso.

La polizia cantonale ticinese conferma che la normativa consente il collegamento diretto, previa valutazione e sopralluogo. Finora, però, nessun commerciante ha fatto richiesta in tal senso.

Mentre le indagini proseguono e le autorità valutano possibili connessioni tra i furti, gli armaioli ticinesi continuano a rafforzare le misure di sicurezza, cercando un equilibrio tra obblighi normativi, sostenibilità economica e timori crescenti.

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