Ticino e Grigioni

Per il “Tigre” è caduta l’associazione mafiosa

Ridimensionate le accuse in Italia contro il 29enne del Locarnese arrestato nel marzo scorso a Tenerife. Ora attende l’estradizione in Ticino

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Il rocambolesco arresto dell'uomo, lo scorso marzo, sul tetto di un immobile a Tenerife

Il rocambolesco arresto dell'uomo, lo scorso marzo, sul tetto di un immobile a Tenerife

Di: Francesco Lepori 

Prima la rocambolesca cattura a Tenerife. Poi, agli inizi di settembre, l’estradizione in Italia, nell’ambito della maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta chiamata “Millennium”. Il 29enne del Locarnese (detto il “Tigre”) era sospettato di avere agito come membro della cellula milanese della cosca Barbaro di Platì, partecipando a un traffico di hashish o marijuana. Di qui, tra le altre, l’accusa di associazione mafiosa.

La scarcerazione

L’ipotesi è però caduta. Così emerge dalla decisione del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, al quale i difensori del giovane si sono rivolti chiedendo e ottenendo la sua scarcerazione. La sentenza, emessa il 22 ottobre scorso, parla di “oggettiva esiguità” degli episodi imputatigli. L’uomo intratteneva inoltre solo rapporti con uno dei presunti ‘ndranghetisti. Lecito sollevare dubbi sulla conoscenza che aveva del contesto organizzato in cui operava.

Il nuovo arresto a Treviso

Il Tribunale lo ha quindi rimesso in libertà, annullando l’ordinanza impugnata. Ma a metà novembre il “Tigre” è finito di nuovo in manette, a Treviso, dove risiedeva tranquillamente dal giorno del suo rilascio. Su di lui pendeva infatti anche un ordine di arresto internazionale spiccato dalla procura ticinese.

L’inchiesta ticinese

Gli addebiti più pesanti riguardano proprio l’inchiesta “Viva”, che avrebbe portato alla luce – fatta salva la presunzione di innocenza – un ingente giro di cocaina. Secondo gli inquirenti il 29enne era a capo di un gruppo che in poco meno di un biennio, dal gennaio del 2023 al novembre del 2024, avrebbe venduto, soprattutto nel Locarnese, un quantitativo stimato tra i 23 e i 46 chili di coca.

La disgiunzione

In settembre la procuratrice pubblica Anna Fumagalli ha decretato la disgiunzione del procedimento penale a carico del “Tigre” da quello degli altri imputati (una decina in totale). Il suo legale, l’avvocato Samuele Scarpelli, ha però contestato la decisione. E questo per più motivi. A cominciare dalla necessità di garantire pienamente i diritti della difesa e l’esame della fattispecie nel suo insieme. Il caso è tuttora pendente alla Corte dei reclami penali.

Prima Ora del 08.12.2025

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