Il Gran Consiglio ticinese ha respinto venerdì dopo un lungo dibattito l’introduzione di una soglia di sbarramento al 3% per entrare in Parlamento, che avrebbe escluso i partiti non in grado di raggiungerla.
A decidere le sorti della soglia, che già esiste in altri sette cantoni anche se con valori diversi, è stata proprio la frammentazione del Gran Consiglio. Una frammentazione che lascia fuori dalle commissioni i partiti minori, che però un peso, quando si vota in Parlamento, ce l’hanno eccome. Soprattutto quando si discute se metterli alla porta o meno.
Così si è arrivati al voto con un rapporto che esprimeva la maggioranza della Commissione Costituzione e leggi, ma non la maggioranza del Gran Consiglio. A votare a favore dello sbarramento sono stati compatti solo PLR e Lega più un paio di deputati dell’UDC, per un totale di 33 voti. Troppo poco per cambiare le carte in tavola e portare il popolo al voto. I “no” sono invece stati 49, ovvero il resto del Parlamento.
Alla base dell’iniziativa costituzionale del liberale-radicale Paolo Ortelli vi era essenzialmente una domanda, importante: qual è il modo migliore di garantire la democrazia? C’è chi crede che la frammentazione del Parlamento sia sinonimo di una governabilità limitata ed eccessivamente farraginosa. Dall’altra chi pensa che questa frammentazione sia proprio il cuore della democrazia. I partiti minori vengono visti - a dipendenza dell’opinione - come un problema oppure come una risorsa. L’ha spuntata la seconda di queste due visioni.
SEIDISERA del 13.06.2025

Dal Gran Consiglio
Il Quotidiano 13.06.2025, 19:00