È nuovamente comparso davanti alla giustizia un 35enne ticinese residente nel Luganese, accusato di rapina a mano armata in un distributore di benzina di San Pietro di Stabio. Il colpo è stato messo a segno alcuni mesi dopo che l'uomo era uscito di prigione e per compierlo ha coinvolto anche la sua ragazza, una 23enne libanese.
“L’ennesimo inciampo dell’imputato che sembra preferire passare la vita più in carcere che fuori”. Ha esordito così il procuratore pubblico Roberto Ruggeri durante la sua requisitoria. Il 35enne era infatti già noto per altre rapine compiute o tentate, ma anche per reati di spaccio, mentre la compagna era finora incensurata.
Al momento del colpo al distributore di benzina di San Pietro di Stabio, a ottobre 2021, come scritto l'uomo era uscito di carcere da poco, ma non aveva finito di scontare tutta la pena. Una situazione che rende oggi la sua posizione decisamente più difficile.
Nella rapina la cassa era stata alleggerita per una somma di oltre 18’000 franchi. La compagna dell'imputato è una 22enne libanese pure lei residente nel Luganese, da un decennio in Svizzera e conosciuta in un bar di Lugano. Durante la rapina lui aveva una pistola che in aula ha sostenuto essere stata uno scacciacani, mentre secondo il procuratore era un’arma vera, rinvenuta dopo una rapina a Monteggio un paio di mesi dopo e su cui sono presenti delle tracce di DNA compatibili in parte con quello del 35enne. Lei aveva un taser ed entrambi erano camuffati. Dalle telecamere di sorveglianza si è però notato sul collo di lui l’inizio del tatuaggio che possiede sulla schiena. E da lì è scattato l’arresto.
Entrambi hanno ammesso i fatti e si dicono pentiti. Lui ha inoltre espresso la volontà di avere una vita regolare e lontano da certe persone della malavita. È infatti tramite loro che si è procurato le armi e l’auto su cui poi sono fuggiti, varcando il confine.
Il procuratore ha chiesto per lui 7 anni di carcere, per lei 2 anni e 10 mesi, di cui almeno 14 mesi da scontare. Per la donna ha anche chiesto l’espulsione dalla Svizzera per 8 anni, ciò che ha fatto scoppiare in lacrime la ragazza. Nel pomeriggio sono previste le arringhe difensive. La sentenza è attesa per martedì alle 11.
Le difese chiedono importanti riduzioni di pena
Nel pomeriggio hanno poi preso la parola le difese dei due imputati. L’avvocato Samuel Maffi ha chiesto per il 35enne una pena massima di 5 anni interamente da espiare, definendo la richiesta del pp esagerata e adducendo la collaborazione fornita dall’uomo, reo confesso. Anche per la 23enne l’avvocata Elisa Lurati ha chiesto una massiccia riduzione della pena, con un massimo di 22 mesi integralmente sospesi. Inoltre, in virtù della carcerazione preventiva già effettuata, è stato chiesto l’immediato rilascio della donna. Infine è stata contestata anche la richiesta di espulsione dalla Svizzera per la giovane, in quanto avrebbe ricoperto un ruolo marginale nella vicenda ed era incensurata.