Una nitida fotografia dello spaccio e della diffusione di cocaina in alcuni locali del Luganese. È quanto messo a fuoco dall’inchiesta che ha portato lunedì a processo a Lugano un cittadino boliviano. Nel pomeriggio il giudice Amos Pagnamenta delle Assise criminali lo ha condannato a 4 anni di reclusione e 5 anni di espulsione per una lunga serie di reati connessi a droga, riciclaggio e armi.
Si è trattato, come ripetuto più volte in aula, di un processo piuttosto particolare. Alcune ammissioni dell’imputato, ma soprattutto l’intensa attività investigativa degli inquirenti ha permesso di tracciare in modo preciso i collegamenti attorno ad un ampio traffico di cocaina, hashish e marijuana.
La droga veniva fornita da alcuni esponenti della ‘ndrangheta nell’hinterland milanese al 37enne boliviano, che poi si occupava di attraversare il confine. Ciò avveniva quasi sempre da Chiasso, sfruttando gli orari del traffico di punta dei frontalieri, per non farsi fermare. Lo stupefacente veniva quindi venduto attraverso una fitta rete di spaccio in numerosi locali pubblici del Luganese. Il punto di partenza generalmente era la discoteca Blu Martini, dove si attivava una fitta rete di spaccio che toccava numerosi locali, ma anche luoghi pubblici, come autosili, parchi, centri commerciali.
In totale, tra l’aprile del 2023 e il gennaio 2024 - quando è scattato l’arresto - il 37enne ha portato in Ticino circa 5 chili di cocaina, 17 chili di hashish e un chilo e mezzo di marijuana per un valore complessivo di circa 300’000 franchi. Solo una piccola parte di questi soldi è rimasta nelle tasche dell’imputato.
Il lavoro di inchiesta ha permesso al procuratore pubblico Nicola Borga di individuare una quindicina di persone, tra spacciatori e acquirenti, ma anche il titolare di un ufficio cambi del Mendrisiotto che, in quei dieci mesi di andirivieni, ha cambiato al 37enne boliviano oltre 160’000 franchi in euro. Trasgredendo cosÌ all’obbligo di segnalare gli importi superiori ai 5’000 franchi.
Tutte queste persone sono già state processate con pene che vanno dalla detenzione sospesa al decreto d’accusa. Chiusi quei procedimenti, Borga si è dunque concentrato sul 37enne che, di fatto, rappresentava l’anello di congiunzione tra il traffico di droga controllato dalla ndrangheta in Lombardia e il consumo della stessa in Ticino.

Nel cuore di un importante traffico di cocaina
Il Quotidiano 09.06.2025, 19:00