Un raggiro da oltre 30 milioni di franchi, spariti nel nulla. A tanto ammontano le malversazioni su cui sta indagando la procura ticinese. Al centro dell’intricata vicenda una società di gestione patrimoniale di Lugano (nel frattempo fallita) e i suoi due titolari.
L’inchiesta – mai resa nota finora – è partita alla fine del 2024, dopo la denuncia sporta dal più importante dei clienti danneggiati: un facoltoso imprenditore italiano, attivo in passato nel settore della cosmetica, che ci avrebbe rimesso una ventina di milioni.
Il sospetto è che i due uomini (entrambi svizzeri) abbiano creato degli strumenti con i quali investivano in società da loro stessi amministrate, che poi destinavano i fondi a progetti finanziari di dubbia valenza; essenzialmente in Inghilterra. Di qui le ipotesi di truffa, appropriazione indebita, amministrazione infedele e riciclaggio di denaro.
Cinque gli imputati principali: i due gestori, sempre rimasti a piede libero; le due persone che avrebbero dato impulso al meccanismo architettato; e chi, infine, avrebbe disposto i vari bonifici, ricoprendo il ruolo di esecutore.
Nella primavera scorsa – ha appreso inoltre la RSI – sono stati effettuati perquisizioni e sequestri in tutta la Svizzera. Il caso è estremamente complesso. Per ricostruirne i flussi il procuratore Daniele Galliano ha quindi commissionato una perizia all’Efin, l’Équipe finanziaria del ministero pubblico. L’allestimento del rapporto richiederà dei mesi.
Legato al Telegiornale Flash delle 18:00 del 23.12.2025







