Si è svolta oggi, 2 ottobre, a Lugano, la sesta edizione del convegno “Un mare di Svizzera”, organizzato dall’ASTAG, l’Associazione Svizzera dei Trasportatori Stradali. Fra i tanti temi, anche la transizione energetica che, nella mobilità pesante, sembra essere ormai non solo possibile, ma anche imprescindibile. L’abbandono dei carburanti fossili anche per i mezzi pesanti è una prospettiva da cui non si può scappare, anche se il cambiamento epocale non è esattamente dietro l’angolo.
Dice Adirano Sala, presidente di ASTAG Ticino: “È certamente la sfida che ci occuperà nei prossimi anni. È ovvio che questa sfida per le aziende medio piccole, e in particolare per le aziende del nostro cantone, è complessa anche perché occorre investire molto denaro”. Ma, spiega, la transizione è necessaria: “Noi siamo tra i primi fautori di un cambiamento in una rotta di un trasporto assolutamente ecosostenibile. Non si torna più indietro ed è giusto che sia così”.
Le aziende ci credono e lo conferma Giuseppe Di Iorio, responsabile delle infrastrutture della Camion Transport SA di Cadenazzo: “Noi ci crediamo e ci crediamo già da diversi anni. Abbiamo già dei veicoli elettrici, abbiamo già dei veicoli a idrogeno. La visione che abbiamo per il futuro, entro il 2030, è di arrivare ad ordinare il 50% dei veicoli elettrici, il 25% dei veicoli a idrogeno e il resto biocarburanti o cose simili. Per arrivare nel 2050 a emissioni zero. La problematica è che non siamo supportati dai dei piani precisi da parte della politica sia svizzera sia europea”.
La politica deve dare progettualità e risposte alle aziende chiamate a investire in un cambiamento rivoluzionario ma anche molto oneroso. Maurizio Longo è segretario generale di Trasportounito, l’associazione italiana di autotrasportatori. La sua è una voce critica. Vede poca coerenza nella politica europea dei trasporti in questa fase di transizione. Spiega: “Ci sono provvedimenti dell’unione Europea che vanno in senso opposto. Quando si vuole favorire l’intermodalità ma poi si lavora per aumentare i pesi e le dimensioni dei semirimorchi su strada è chiaro che si va in un’altra direzione”.
Si tratta di prospettive poco rassicuranti che hanno portato in Italia nel 2022 ad una crescita delle immatricolazioni dei camion diesel superando quota 25’000 unità, a fronte di soli 15 Tir elettrici messi in strada. Ma le proporzioni cambieranno. Lo assicura Francesco Romano, dirigente in Svizzera di Scania, tra i principali costruttori al mondo di mezzi pesanti: “Noi produciamo più di 100’000 camion all’anno e ad oggi ne produciamo 1’500-2’000 elettrici. Arriveremo al 2035 dove saranno per il 60% elettrici. Ci aspettiamo un aumento del costo dei veicoli diesel mentre sul veicolo elettrico dovremo riuscire a ridurre i costi per un effetto scala”.
Trasportatori stradali riuniti in convegno
SEIDISERA 02.10.2023, 18:26