Dal 2024 (se il Gran Consiglio darà il via libera) chi vuole mettere una videocamera su suolo pubblico dovrà fare un'analisi dell'impatto che questo strumento ha sui diritti dei cittadini. Pensate che fino ad ora chiunque (Cantone, Comune, patriziati, chiese) poteva posare e utilizzare un sistema di videosorveglianza sostanzialmente senza regole; bastava dire che lo si faceva "a garanzia dell'ordine pubblico".
La nuova Legge sulla videosorveglianza pubblica sostiene chiaramente che così non va: prima di installare una telecamera bisognerà dimostrare che tale strumento sia necessario e che comunque, in generale, saranno sempre privilegiate misure meno invasive. Ad esempio, nel messaggio governativo si legge che: videosorvegliare un piazzale di una scuola per punire chi sporca è sproporzionato, perché il littering è punito da una contravvenzione minore, e perché si può intervenire efficacemente con una campagna di sensibilizzazione.
"Propongo un'analisi di quanto già esiste"
Negli anni il numero di sistemi di videosorveglianza moderni (che potenzialmente sono strumenti di controllo sociale) è letteralmente esploso. E allora si analizzerà anche quanto già esiste in chiave critica? Sì, secondo il delegato cantonale della protezione dei dati Giordano Costa, che alla RSI ha annunciato che "proporrà una sorta di inventario delle misure di videosorveglianza in atto e poi di fare un'analisi dell'impatto di ognuna di queste videocamere sui diritti dei cittadini". Idealmente, dunque, almeno nelle intenzioni di Costa, questa nuova legge dovrebbe attivare una riflessione, anche su quanto è già stato posato.
Questa nuova legge, tra l’altro, vuole rendere più consapevoli i cittadini dell'esistenza di questi sistemi di controllo del suolo pubblico "perché idealmente presso ogni videocamera ci dovrà essere un cartello che indica la sua presenza". Se il cittadino riterrà di essere intaccato nei suoi diritti potrà "rivolgersi al delegato cantonale della protezione dei dati per una consultazione generale, o alla Commissione cantonale per la protezione dei dati se vuole denunciare un illecito".
E la polizia cantonale?
Quando si parla di polizia, la situazione si complica perché la nuova Legge sulla videosorveglianza pubblica non regolamenta l'attività della polizia cantonale. Qui la legge di riferimento è la nuova legge sulla polizia che è in revisione che fissa regole meno precise per quanto riguarda la sorveglianza pubblica. Anche su questo punto la RSI ha interpellato Giordano Costa. "Posso semplicemente dicendo che questa legge in revisione prevede una serie di norme, alcune delle quali molto dettagliate e precise, altre invece presentano un carattere più generale e lì, il legislatore dovrà stare attento affinché non vengano create delle norme che possano giustificare qualsiasi tipo di tecnologia di sorveglianza, in particolare quelle basate sull'intelligenza artificiale come il riconoscimento facciale". Vedremo dunque se questo tema interessa e farà discutere la politica ticinese.