Il Consiglio degli Stati ha deciso giovedì di non dare seguito alle iniziative ticinesi – che ora passeranno al Consiglio nazionale – che chiedono l’abrogazione dell’accordo sui frontalieri stipulato nel 1974 con l’Italia, la competenza cantonale per fissare i contingenti di frontalieri e uno statuto speciale per il cantone per mitigare le ricadute negative della libera circolazione.
La Camera dei Cantoni, invece, ha accolto tacitamente un postulato della sua Commissione dell’economia e dei tributi (CET-S) che incarica il Consiglio federale di presentare un rapporto sui timori e sulle richieste ticinesi poiché, è stato riconosciuto, il Ticino è toccato dal problema dei lavoratori pendolari e dalle conseguenze della libera circolazione delle persone.
Per quanto riguarda le tre iniziative cantonali bocciate, quella legata all'istituzione di una regione a statuto speciale è stata respinte perché "non troverebbe una maggioranza in Parlamento", le altre due poiché "gli obiettivi perseguiti sono stati in parte realizzati". A conferma di ciò, è stato portato l'esempio della richiesta dell'abrogazione e rinegoziazione dell'accordo sui frontalieri del 1974: "dall'inizio dell'anno Berna e Roma hanno fatto progressi in materia raggiungendo un'intesa su una modifica dell'intesa per evitare la doppia imposizione".
ats/mrj
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