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Altri soldi per le armi all'Ucraina

La conferenza di Copenaghen si chiude con almeno 1,5 miliardi di nuovi impegni - Accuse incrociate e preoccupazione su Zaporizhzhia - Scontri e vittime nel Donbass e nel sud-est

  • 11 August 2022, 19:46
  • 23 June 2023, 20:09
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La conferenza dei donatori a Copenhagen in collegamento con il presidente ucraino Zelensky

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Di: mgl/AFP/ATS/dielle

Un miliardo e mezzo di euro, e altre promesse potrebbero ancora arrivare: è il risultato della conferenza organizzata oggi da Danimarca e Regno Unito a Copenaghen per raccogliere fondi a sostegno delle forze armate ucraine. All’evento hanno preso parte 26 paesi occidentali e l’Unione europea. I soldi saranno destinati a finanziare la produzione di artiglieria, munizioni e altri tipi di armamento, oltre che l’addestramento delle truppe e degli sminatori.

“Le speranze russe di un indebolimento della risolutezza occidentale sono fallite”, ha detto il ministro della difesa britannico Ben Wallace. “Tutti i paesi qui presenti intendono continuare a sostenere l’Ucraina”. La conferenza fa seguito ad una riunione dell’aprile scorso nella base aerea USA di Ramstein, in Germania, in cui si è costituito un “gruppo di contatto” per l’assistenza militare all’Ucraina, guidato dagli Stati Uniti.

Molti Stati preferiscono mantenere il riserbo sull’entità e la natura esatta del loro sostegno militare a Kiev. Inoltre alcuni hanno bisogno dell’autorizzazione preventiva dei rispettivi parlamenti. Tuttavia, dai ringraziamenti rivolti in videocollegamento dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, si apprende che Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca (quest’ultima presidente di turno del Consiglio UE) sono pronte ad aumentare la produzione di sistemi d’arma, munizioni ed altro equipaggiamento.

Danimarca e Norvegia pagheranno, tra le altre cose, per la formazione di ufficiali ucraini nel Regno Unito, e così faranno Svezia e Finlandia. L’Islanda, paese NATO ma senza proprie forze armate, finanzierà la formazione degli sminatori.

Sul terreno intanto il sito della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia è stato nuovamente bombardato giovedì, con Kiev e Mosca che si sono accusate a vicenda. Il Segretario generale dell'ONU Antonio Guterrez ha avvertito di una potenziale "catastrofe" poco prima di una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione prevista in serata.

"La situazione sta peggiorando, le sostanze radioattive si trovano nelle vicinanze e diversi sensori di radiazioni sono stati danneggiati", ha dichiarato Energoatom, società statale ucraina, in seguito agli attacchi. "Sono stati segnalati cinque nuovi attacchi nelle immediate vicinanze di un deposito di sostanze radioattive", ha dichiarato sempre Energoatom, puntando il dito contro le forze russe, che hanno occupato l'impianto di Zaporizhia il 4 marzo, pochi giorni dopo l'inizio della loro offensiva in Ucraina, il 24 febbraio.

L'ospite sulla sicurezza nucleare

SEIDISERA 11.08.2022, 20:15

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Un funzionario russo, Vladimir Rogov, ha invece incolpato "i combattenti (del presidente ucraino Volodymyr) Zelensky", riferendosi ai colpi di artiglieria pesante e di lanciarazzi provenienti dalla riva destra del Dnepr, il grande fiume che attraversa la regione.

"Ho chiesto a tutti di usare il buon senso e la ragione", ha da parte sua sottolineato Guterres, sollecitando un "arresto immediato" di tutte le attività militari nei pressi dell'impianto e chiedendo la creazione di un "perimetro demilitarizzato per garantire la sicurezza dell'area".

A Nikopol, nel sud-est dell'Ucraina, a circa 100 km da Zaporizhia, il governatore Valentyn Reznichenko ha riferito di tre morti e nove feriti nel fuoco notturno dei lanciarazzi multipli russi Grad.

A est, nel bacino minerario del Donbass, il capo dell'amministrazione militare della regione di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha annunciato in mattinata che 11 civili sono stati uccisi nelle ultime 24 ore. I russi stanno martellando senza sosta Soledar, una città industriale di 11.000 abitanti prima della guerra, nel tentativo di scacciare l'esercito ucraino per avanzare verso la vicina e più grande città di Bakhmut.

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