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"Documentate le persecuzioni degli uiguri"

Migliaia di foto mostrano i detenuti tra cui donne, minori e anziani nei "centri di rieducazione". Pechino: "Non è vero. Sono centri di formazione professionale"

  • 24 maggio 2022, 20:50
  • 23 giugno 2023, 19:37

In Cina c'è il commissario ONU per i diritti umani

SEIDISERA 24.05.2022, 20:20

  • Reuters
Di: ATS/M. Ang.

Una fuga di notizie getta una luce cruda sulla situazione dei musulmani uiguri nello Xinjiang. Migliaia di foto mostrano detenuti, tra cui donne, minori e anziani.

I documenti sono stati pubblicati martedì da un gruppo di 14 media internazionali, tra cui il quotidiano francese Le Monde, mentre l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha iniziato martedì una visita a lungo attesa nella vasta regione nord-occidentale della Cina.

Il dossier è stato consegnato da una fonte anonima al ricercatore tedesco Adrian Zenz, il primo ad accusare nel 2018 il regime cinese di aver internato più di un milione di uiguri in centri di rieducazione politica. Pechino ha sempre negato questo numero, definendolo "la menzogna del secolo" e sostiene, invece, che questi siti siano in realtà "centri di formazione professionale" progettati per de-radicalizzare le persone tentate dall'islamismo o dal separatismo, dopo una serie di attentati che hanno insanguinato la regione.

Adolescenti

I documenti pubblicati martedì, invece, servono a dimostrare che la presenza dei "tirocinanti" in questi centri non è volontaria e "fanno a pezzi la patina della propaganda cinese", ha dichiarato Zenz alla BBC.

Tra le oltre 2'800 foto segnaletiche di detenuti ci sono quelle di Zeytunigul Ablehet (un 17enne arrestato per aver ascoltato un discorso vietato), di Bilal Qasim, (16 anni, apparentemente condannato per i suoi legami con altri prigionieri), di una donna sparuta ed emaciata di nome Anihan Hamit (73 anni al momento dell'arresto), la più anziana della lista. Un'altra immagine mostra guardie armate di manganello che trattengono un prigioniero incatenato.

Il giro di vite

I documenti scritti supportano l'idea di un giro di vite ordinato dai vertici dello Stato cinese. Un discorso attribuito al ministro della Polizia, Zhao Kezhi, nel 2018 spiega che il presidente Xi Jinping ha ordinato l'espansione dei centri di detenzione. Secondo Zhao, almeno due milioni di persone nel sud dello Xinjiang sarebbero "seriamente influenzate dall'infiltrazione del pensiero estremista". Gli uiguri costituiscono quasi la maggioranza dei 26 milioni di abitanti dello Xinjiang.

In un discorso del 2017, Chen Quanguo, l'allora capo della regione, aveva ordinato alle guardie di uccidere chi tentava di fuggire e di "tenere sotto controllo i fedeli".

Pechino ha rifiutato categoricamente le conclusioni di Adrian Zenz. Sono "solo l'ultimo esempio della denigrazione dello Xinjiang da parte delle forze anticinesi", ha dichiarato martedì Wang Wenbin, portavoce della diplomazia cinese.

La visita di Michelle Bachelet

Non sono stati resi noti i dettagli sui luoghi precisi in cui Michelle Bachelet si recherà. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha dichiarato lunedì di aspettarsi una visita che "chiarisca la disinformazione" di cui la Cina si considera vittima.

Gli uiguri preoccupati della diaspora e i gruppi per i diritti umani hanno esortato l'ex presidente cilena a non farsi coinvolgere in un'operazione di comunicazione orchestrata da Pechino.

Martedì, l'agenzia di stampa ufficiale Nuova Cina ha dichiarato che la Bachelet, di fronte a Wang Yi, "si è congratulata con la Cina per gli importanti risultati ottenuti nello sviluppo economico e sociale e nella promozione della tutela dei diritti umani". Il portavoce della signora Bachelet non ha confermato né smentito questa dichiarazione.

Chi sono gli uiguri

Gli uiguri sono la minoranza turcofona e musulmana originaria dello Xinjiang, la vasta regione del nordovest della Cina ricca di risorse naturali e che segna i confini tra l'Asia meridionale e centrale.

Gli uiguri, che oggi sono una minoranza nello Xinjiang a causa della massiccia immigrazione da altre regioni della Cina, lamentano di essere lasciati ai margini dello sviluppo economico e di essere considerati cittadini “meno importanti” rispetto alla maggioranza dei cinesi “han”.

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