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Egitto, il monologo di al-Sisi

Ultima giornata di urne aperte per le elezioni presidenziali che offriranno comunque un risultato più che scontato

  • 28 marzo 2018, 09:32
  • 8 giugno 2023, 17:58
Il presidente Al Sisi si è recato a votare lunedì mattina subito dopo l'apertura dei seggi

Il presidente Al Sisi si è recato a votare lunedì mattina subito dopo l'apertura dei seggi

  • Reuters

Ultima giornata di voto in Egitto per le elezioni presidenziali che dovrebbero confermare l’ex generale Abdel Fattah al-Sisi al potere con un secondo mandato quadriennale. Sono circa 60 milioni gli egiziani chiamati alle urne per scegliere tra l’attuale capo di Stato e una concorrenza formata dal leader di un piccolo movimento che, tra l’altro, è fervente sostenitore dell’alto ufficiale. Altri cinque candidati sono spariti in corso d’opera: due sono stati arrestati e tre si sono lamentati avendo ricevuto intimidazioni.

Tuttavia, benché non vi sia margine per una sorpresa legata al voto, in Egitto a recarsi alle urne non è solo un dovere civico ma pure un obbligo: chi diserterà pagherà un’ammenda di 500 sterline egiziane (circa 27 franchi), nel rispetto di una normativa che punisce chi non vota senza un buon motivo.

Il previsto plebiscito per il presidente al-Sisi si è delineato già dopo i primi exit poll, ma tale situazione è ulteriormente rafforzata dal sostegno totale che sarà garantito al presidente dai cittadini cattolico-copti, che si sentono più protetti dalla minaccia del sedicente Stato islamico grazie a quanto fatto dalle autorità egiziane e perciò lo appoggeranno incondizionatamente.

Il 63enne uomo forte del Cairo dovrebbe perciò garantirsi un sostegno totale, forse ancora maggiore rispetto al 2014 quando il suo avversario si meritò il 3% delle preferenze degli egiziani. Va detto però che allora si recò alle urne il 47,5% dei cittadini, mentre quest’anno saranno certamente molti di più. Comunque andrà, Abdel Fattah al-Sisi ha già sottolineato che a suo avviso l’Egitto avrà ancora bisogno “di 20 o 25 anni per una vera democrazia” e che perciò al momento la nazione ancora “non è pronta”.

AFP/ANSA/Reuters/EnCa

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