Navalny, prosegue lo scontro UE-Mosca
Il Cremlino ha annunciato ieri sanzioni contro 8 funzionari europei, tra cui il presidente della parlamento David Sassoli – Bruxelles condanna: “Nessuna base legale”
Le sanzioni non hanno alcuna base legale. L'Unione europea ha così reagito alle disposizioni annunciate ieri da Mosca, contro 8 alti funzionari europei in risposta ad altre misure precedentemente adottate da Bruxelles.
Mosca ha mirato in alto: tra le personalità che non potranno più entrare in Russia ci sono David Sassoli, presidente del parlamento europeo, la commissaria e vicepresidente della Commissione Vera Jourovà e il deputato francese Jacques Maire, che per conto del Consiglio d'europa ha redatto un rapporto sull'avvellenamento dell'oppositore russo Alexei Navalny.
Apparently, I'm not welcome at the Kremlin? I had suspected it a bit... No sanctions or intimidation will stop the @Europarl_EN or me from defending human rights, freedom, and democracy. Threats will not silence us. As Tolstoy wrote, there is no greatness where there is no truth.
— David Sassoli (@EP_President) April 30, 2021
“Non sono il benvenuto al Cremlino, confesso che un po' me lo aspettavo ha twittato ironico Sassoli”, aggiungendo molto più seriamente che “nessuna forma di intimidazione fermerà il parlamento europeo dal difendere i diritti umani, libertà e democrazia”.
In un comunicato Bruxelles ha condannato le misure annunciate ieri dal governo russo definendole prive di fondamento legale. Le misure russe sono state giustificate come in risposta alle sanzioni prese lo scorso marzo dall'Unione Europea: in quel caso si vietava a 6 cittadini russi, ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, di entrare in Europa. I sei erano accusati di repressione nei confronti della comunità LGBT e di oppositori ceceni.
A minare le relazioni Mosca-Bruxelles è però soprattutto il caso Navalny: tra le personalità che non potranno più viaggiare in Russia, figurano anche il procuratore di Berlino Jörg Raupach (le autorità tedesche si erano interessate all'avvelenamento di Navalny, poi ricoverato in Germania) e Asa Scott, responsabile di un laboratorio svedese specializzato in sostanze tossiche, che aveva confermato le conclusioni riguardo all'intossicazione da novichok dell'oppositore russo.