Svizzera

Alle urne sulla libera circolazione

L’accordo con l’UE al centro dell’iniziativa popolare su cui si voterà il prossimo 27 settembre

  • 25 agosto 2020, 08:09
  • 14 settembre 2023, 09:26
Al voto su uno dei dossier capitali nelle relazioni fra Svizzera e UE

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L’intesa sulla libera circolazione delle persone, che integra gli accordi bilaterali I con l’UE, è nel mirino dell’iniziativa popolare su cui saremo chiamati a esprimerci il prossimo 27 settembre. Il testo, depositato due anni fa con più di 116’000 firme valide a sostegno, chiede che la Confederazione regoli autonomamente l’immigrazione degli stranieri.

La modifica costituzionale, se venisse accolta dal popolo e dai cantoni, imporrebbe al Governo la conduzione di trattative con l’UE al fine di abrogare l’accordo in questione entro un anno dall’accettazione dell’iniziativa. Nel caso di un esito negativo dei negoziati, il Consiglio federale dovrebbe procedere, nei 30 giorni successivi, ad una denuncia unilaterale dell’intesa. Esplicitamente esclusa è inoltre la conclusione di nuovi accordi volti ad accordare una libera circolazione a cittadini stranieri.

Gli argomenti dei favorevoli

Gli iniziativisti denunciano un’evoluzione incontrollata dell’immigrazione di massa, con sensibili ripercussioni su più versanti: dalla pressione sui salari, alla disponibilità di impieghi per la popolazione indigena; dagli oneri per la socialità, fino ai sovraccarichi per le infrastrutture dei trasporti. L’impatto della crisi determinata dalla pandemia, sottolineano i favorevoli al testo, non può che inasprire questa situazione. Ne deriva quindi la necessità di riassumere un controllo diretto dell’immigrazione.

Iniziativa per la limitazione - Il video esplicativo sull'oggetto in votazione

Più in generale i sostenitori del testo affermano che molti paesi stanno rendendo più rigide le norme sull’immigrazione, nell’intento di limitarla allo stretto necessario e sulla base delle loro possibilità. Inoltre una limitazione, sempre secondo i favorevoli, non esporrebbe la Svizzera a problemi sul piano della reperibilità di manodopera qualificata. Le aziende svizzere potrebbero comunque all’occorrenza continuare a reclutare lavoratori legati a questi fabbisogni.

Secondo gli iniziativisti la modifica costituzionale non punta quindi né ad un blocco generale dell’immigrazione, né ad una denuncia dell’insieme degli accordi con l’UE. Si tratta di proseguire sulla via bilaterale, ma con misura. Il “sì” popolare del 2014 all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, sottolineano, ha peraltro già dimostrato che la maggioranza della popolazione vuole decidere autonomamente su chi può venire in Svizzera.

Il “no” di Governo e Parlamento

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Contro l’iniziativa si sono nettamente schierati sia il Governo che, con forti maggioranze, le Camere federali. Secondo l’Esecutivo un’accettazione del testo inferirebbe un colpo sistematico alla via bilaterale con l’UE. Tutti i Bilaterali I, per via della “clausola ghigliottina” che ne sancisce la stretta connessione giuridica, finirebbero per decadere. Le imprese svizzere troverebbero così precluso l’accesso diretto al loro maggiore mercato, quello europeo.

La libera circolazione delle persone, sottolinea il Consiglio federale, è uno dei principi basilari dell’UE e Bruxelles non è certo disposta a rinunciarvi. La decadenza dei Bilaterali I innescata dall’iniziativa, oltre a compromettere i buoni rapporti con gli Stati vicini, determinerebbe impedimenti per il commercio con l’UE e metterebbe a rischio l’occupazione e il benessere della Svizzera.

Circa l’impegno volto a tutelare il mercato elvetico del lavoro, il Governo mette in evidenza provvedimenti già in atto che vanno in questa direzione: le misure collaterali dirette a proteggere i salari e la concorrenzialità delle aziende, l’obbligo di annuncio degli impieghi vacanti in funzione delle opportunità per i residenti e le prestazioni transitorie - di recente approvate dal Parlamento - per i lavoratori in età avanzata che hanno esaurito il diritto alle indennità di disoccupazione.

ARi


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