Svizzera

Cinema, piattaforme online alla cassa

L’Ufficio federale della cultura intende chiedere una partecipazione per sostenere la produzione nazionale

  • 8 agosto 2019, 21:57
  • 4 settembre 2023, 15:59

Il cinema svizzero a Locarno

Telegiornale 08.08.2019, 20:00

Di: TG-BL/ludoC

Il consigliere federale Alain Berset, a capo del Dipartimento federale dell’interno, è stato chiaro: senza coproduzioni internazionali in Svizzera è davvero difficile immaginare la produzione di film e l'esclusione del nostro Paese dal programma di promozione cinematografica dell'Unione europea già dal 2014 ha creato qualche difficoltà a cui si è voluto rimediare.

"Siamo stati esclusi dopo la votazione sull'immigrazione di massa e ora c'è la questione dell'accordo quadro. Noi avremmo voluto collaborare ancora, ma alla fine abbiamo dovuto prendere atto della situazione. Non siamo però rimasti con le mani in mano: abbiamo messo in atto delle misure compensatorie per sostenere la nostra industria cinematografica e sottoscritto collaborazioni bilaterali con tutti i Paesi vicini, e anche col Messico, il Canada, il Belgio... e tutto questo ci permette di garantire la stabilità del settore", spiega Berset ai nostri microfoni, al termine della tradizionale conferenza stampa dell’Ufficio federale della cultura al Festival del film di Locarno.

Un settore, quello della settima arte, in cui la digitalizzazione ha un ruolo crescente. Un fattore che ha un impatto positivo sulla produzione, la fruizione e l'archiviazione dei film e che permetterà di renderli più facilmente disponibili al pubblico anche dopo la commercializzazione. Ma non è tutto: le piattaforme online potrebbero contribuire anche in maniera più materiale allo sviluppo del comparto.

"Vogliamo chiedere alle piattaforme online quello che già chiediamo alle televisioni - specifica Isabelle Chassot, direttrice dell’Ufficio federale della cultura - ovvero contribuire finanziariamente alla produzione cinematografica svizzera con una quota pari al 4% della loro cifra d'affari. In questo momento per le piattaforme si tratterebbe di circa 6 milioni di franchi, ovvero il 10% del totale investito oggi nelle produzioni svizzere da altri enti. Potrebbero versare a noi questa somma o reinvestirla in loro produzioni sul nostro territorio. Noi vorremmo che scegliessero quest'ultima opzione, perché ci garantirebbe una maggiore presenza su queste stesse piattaforme."

Una tassa su Netflix

Telegiornale 29.05.2019, 22:00

Cosa ne pensa di quest'idea un esperto del settore come Ben Berney, l'ex direttore marketing di Amazon Studios? Secondo la sua esperienza, come potrebbe essere accolta questa richiesta? "Penso che per i servizi di streaming, che stanno crescendo, le produzioni locali, nelle lingue locali, siano importanti e loro lo sanno”, ci risponde Berney. “Quindi, per amore o per forza, investiranno in queste produzioni anche perché in fondo sono imprenditori che - anche se non amano regole o limiti specifici - desiderano avere più abbonati. Il plurilinguismo svizzero può rendere le cose difficili, ma i servizi streaming sono molto flessibili e potrebbe non essere così complicato sottotitolare o produrre in lingue diverse.", aggiunge.

Il messaggio sulla cultura è comunque ancora in consultazione, bisognerà quindi attendere per sapere come andrà a finire.

Cinema: innovazione vs tradizione

Il mercato cinematografico innovativo e quello tradizionale sono complementari. Parola di Ben Barley, l'ex direttore marketing di Amazon Studios, al festival nell'ambito di Locarno Pro, la parte della kermesse dedicata agli addetti ai lavori. "La maggior parte dei film è prodotta ancora in maniera tradizionale - spiega ai nostri microfoni - Quando lavoravo per Amazon, per esempio, facevamo film in questa maniera, film che poi venivano venduti regione per regione, come si fa con i film indipendenti. Però, penso che con Netflix e anche in parte con Amazon, si vedono produzioni globali indirizzate ad un pubblico globale, oppure una produzione che in alcuni posti, ad esempio negli Stati Uniti, viene proiettata nei cinema e altrove è solo in streaming. Quindi, sta cambiando soprattutto il modo di vendere i film, che a volte non avviene più territorio per territorio, ma viene semplicemente offerto sulle piattaforme globali". Nonostante molte produzioni realizzate per le piattaforme online siano di ottima qualità, c’è ancora chi teme che questo tipo di produzione porti prima o poi ad una tendenza inversa, ad un calo della qualità. Succederà davvero? "Io credo che in realtà si sia incoraggiati ad aumentare la qualità, per portare al passaggio su un nuovo mezzo, in questo caso lo streaming", ci risponde Barley. "È successo ogni volta che è cambiata la tecnologia: quando sono arrivare le videocassette, poi i DVD… la qualità è migliorata. Credo che continuerà così, perché è quello che il pubblico chiede".

Ben Barley

Ben Barley

  • RSI

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