La condivisione non è ecologica
Uno studio sfata un mito - Anche in Ticino di solito "l'e-bike non sostituisce la macchina"
I monopattini e le e-bike per uso condiviso non sono così convenienti per il clima come si potrebbe pensare, anzi. È quanto sostiene uno studio del Politecnico federale di Zurigo, che ha analizzato per tre mesi i dati di localizzazione e le prenotazioni di 540 utenti nella città, ricostruendo 65'000 spostamenti e tenendo conto dell'energia necessaria per fabbricazione e manutenzione. Il motivo è semplice: questi mezzi non sono generalmente usati per risparmiare un tragitto in auto, ma piuttosto uno a piedi, con una bicicletta tradizionale o con bus e tram. Questi risultati secondo i ricercatori si applicano non solo a Zurigo ma anche ad altre città europee con una rete di mezzi pubblici paragonabile.
E in Ticino, dove dati alla mano i mezzi pubblici sono usati da una fascia più ridotta della popolazione rispetto a Zurigo? "Dove i mezzi pubblici sono meno utilizzati, posso immaginare che vengano anche meno sostituiti dalle e-bike", afferma Daniel Reck, dell'Istituto di pianificazione del traffico e dei sistemi di trasporto all'ETH.
Publibike, che nel Sottoceneri ha una rete di un centinaio di stazioni, sembra però confermare i dati dello studio dell'ETH. "Dai sondaggi fra la clientela si nota che effettivamente la bici non rimpiazza la macchina", spiega Lisa Lenz, che ci vede anche una questione culturale: "Forse la gente non è ancora pronta". Le due ruote elettriche vengono però anche usate "come complemento ai trasporti pubblici, per fare il cosiddetto ultimo chilometro o di notte, fuori orario dei mezzi pubblici". È proprio in questo senso che Reck e colleghi suggeriscono di intervenire: la micromobilità elettrica deve estendere il raggio di azione del trasporto pubblico nelle periferie. In questo senso Publibike si spinge già abbastanza lontano: ha stazioni non solo in centro a Lugano (la più usata è Piazza Mercato con 22'000 transazioni su un totale di 108'000 nel 2021), ma anche per esempio a Barbengo, Melano, Arzo o Tesserete. E pure quelle marginali, conferma Lisa Lenz, sono usate, anche se non così di frequente.
Al di là dell'effettivo vantaggio ecologico o meno, in ogni caso, "è una volontà delle città con cui lavoriamo di offrire un servizio di mobilità condivisa a complemento di quello dei trasporti pubblici". La mano pubblica spinge quindi per ampliare questo tipo di offerta.
Va detto che lo studio zurighese si basa su servizi di cosiddetto "free floating", che permettono di abbandonare il mezzo in un luogo a piacere. Publibike fa uso di stazioni, che garantiscono meno libertà. La distinzione va fatta, "studi hanno dimostrato differenze nell'uso" da parte della clientela fra un sistema e l'altro, afferma Reck. Però, avere stazioni dà un vantaggio ecologico nel cosiddetto "rebalancing": il recupero e la ridistribuzione sul territorio delle biciclette è meno costoso e più efficiente. Come spiega Lisa Lenz, "sappiamo dove andare e non dobbiamo percorrere tutta la città. Questo ci permette di essere più economici ed ecologici".
- Notizario 11.00 del 07.01.2022
Più ecologica l'e-bike di proprietà
La ricerca dell'ETH si focalizza sulla condivisione. Le sue conclusioni non valgono, invece, per monopattini e bici elettriche di proprietà di chi le usa. Come spiega Daniel Reck, "in modalità sharing le emissioni per chilometro percorso sono più elevate per due motivi. Il primo è una durata di vita inferiore, in media 2 anni e mezzo invece di 6, e l'esercizio della flotta che necessita una regolare raccolta. Dall'altro i proprietari di e-bike le usano più spesso al posto dell'autovettura".