Il Parlamento svizzero ha deciso dopo lunghe discussioni di allentare le regole per l’esportazione e la riesportazione di materiale bellico, sulla base di considerazioni di politica di sicurezza e rispondendo così anche alle esigenze di un settore industriale in difficoltà. Giovedì il Consiglio degli Stati ha eliminato tutte le divergenze rimanenti fra il suo testo e quello del Consiglio Nazionale. Il dossier è pronto per le votazioni finali. Molto probabilmente il popolo sarà chiamato ad esprimersi: gli ambienti contrari al progetto, che ritengono violata la neutralità elvetica, hanno già minacciato il referendum.
Oggi, lo ricordiamo, le norme vietano la vendita di armi a Stati coinvolti in conflitti armati o che violano gravemente i diritti umani. Il disegno di legge del Governo gli accordava una competenza derogatoria di durata limitata, ma le Camere si sono spinte oltre: in futuro le aziende svizzere produttrici di armamenti potranno fornire materiale bellico a 25 Paesi occidentali, anche se coinvolti in un conflitto armato: 17 Stati dei 27 dell’UE, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Argentina sono fra questi. Il Consiglio federale potrà rifiutare le richieste di esportazione solo in circostanze eccezionali.

Materiale bellico, il consiglio federale vuole più collaborazione con altri Paesi
Telegiornale 20.06.2025, 20:00
Anche la cessione di armi da parte dei Paesi citati ad altri dovrebbe essere possibile in linea di principio. Attualmente, gli acquirenti devono chiedere il via libera di Berna se intendono cedere quanto acquistato da imprese elvetiche e il Consiglio federale aveva rifiutato richieste (tedesche e spagnole in particolare) di armare l’Ucraina con prodotti svizzeri. Ora il Parlamento ha rinunciato esplicitamente a pretendere dichiarazioni di non riesportazione, anche qui con la possibilità per il Governo di fare eccezioni in circostanze particolari.
RG 07.00 del 04.12.2025 Il servizio di Aron Guidotti
RSI Info 04.12.2025, 10:22
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