Settant'anni fa la Svizzera fu uno dei primi stati occidentali a riconoscere ufficialmente la Repubblica popolare cinese; e con effetti economici fino ad oggi.
Le relazioni commerciali seguirono con un certo ritardo quelle diplomatiche, ma crebbero poi a grande velocità. Nel 1980 Schindler fu la prima azienda estera in assoluto a creare una joint-venture in Cina.
"La Svizzera ha spesso fatto da apripista per i mercati occidentali", ci dice Felix Sutter, presidente della camera di commercio Svizzera-Cina. Anche con l'accordo di libero scambio in vigore dal 2014. "Al momento in Cina sono presenti circa 1000 imprese elvetiche. Certo, ci sono i grandi nomi Roche, Novartis, Nestlé.. ma anche molte piccole e medie imprese."
Ma al di là delle questioni etiche, non ci sono rischi imprenditoriali ad avventurarsi in uno Stato autoritario e con un forte controllo anche sull'economia? "Se un'azienda deve tradire i suoi valori, allora rinunci ad andarci", risponde chiaro Sutter. Tuttavia resta convinto che i cinesi rispettino le priorità degli imprenditori stranieri.
Più che politico, il rischio è finanziario. "Metto in guardia su proposte di joint-venture tra piccole imprese svizzere e aziende parastatali cinesi. A lungo andare", conclude il presidente della camera di commercio Svizzera-Cina, "il partner asiatico è destinato a prendere il controllo, perché più potente finanziariamente".
Alan Crameri