Quello avvenuto ad Arzo l’11 aprile 2019 fu un tentato omicidio. Lo ha stabilito la Corte di appello e di revisione penale (CARP), seguendo le indicazioni con cui il Tribunale federale aveva accolto, nelle scorse settimane, il ricorso presentato dalla procura. Per questo e altri episodi, la CARP ha quindi condannato l’imputato a sei anni e sei mesi di carcere, così come deciso in primo grado il 22 dicembre 2020.
Si trovavano nel salotto della loro abitazione quando l’uomo, con l’avambraccio, strinse il collo della moglie fino a farla svenire, continuando poi a infierire su di lei a suon di calci. La Corte delle Assise Criminali, presieduta dalla giudice Francesca Verda-Chiocchetti, concluse che si trattava di un tentato omicidio per dolo eventuale. Nel maggio scorso la CARP prosciolse però il 37enne dall’accusa, riducendo la pena a tre anni e sei mesi.
Ora la nuova sentenza, emessa sulla base del verdetto del Tribunale federale. Lui liberò la stretta al collo quando la vittima era già priva di sensi. Non era quindi più in grado – hanno spiegato i giudici di Mon Repos – di controllare il rischio potenzialmente letale dello strangolamento.