Per ora niente salari minimi
Sfiorata l'intesa tra la maggioranza dei partiti, ma l'accordo salta dopo i "paletti" messi dal PS. Se ne riparlerà nella prossima legislatura
Il dossier sui salari minimi sarà trattato durante la prossima legislatura. La riunione di oggi, martedì, della Commissione della gestione del Gran Consiglio ticinese non ha infatti visto uscire i rapporti dei relatori che avrebbero dato modo di concretizzare quanto sancito dalle urne circa tre anni e mezzo fa.
Vero è che durante l’incontro odierno si è andati vicini a tale obiettivo. Infatti, PLR e PPD si erano detti disponibili, durante la riunione, ad accettare un compromesso e pure i leghisti, che avevano elaborato una loro proposta (bonus fiscali per le ditte che assumono soprattutto residenti), erano disposti a dare vita a questa sorta di "patto di paese".
L'accordo prevedeva una forchetta compresa tra i 19 e i 19,50 franchi, con la possibilità di un aumento progressivo e un meccanismo perequativo con cui compensare il maggior costo della vita dei lavoratori residenti. La condizione necessaria era un'unanimità che però non c'è stata.
A far saltare l’intesa è stato il PS, per il quale sotto i 20 franchi non si scende e la proposta per un’eventuale convergenza può essere quella di fissare una soglia minima di 21-21,50 franchi/ora, accompagnata dall'obbligo di modificare i CCL se i salari sono inferiori a questi valori e considerando pure gli stipendi dei lavoratori distaccati.
Se ne riparlerà, perciò, quando l’argomento verrà affrontato nella prossima legislatura, con il nuovo Parlamento che sorgerà dopo le elezioni del prossimo 7 aprile. Intanto i Verdi, insieme al Partito Comunista, hanno affermato martedì in una conferenza stampa congiunta nella sede bellinzonese del PS, che in ottica futura sarà formato un fronte comune a sostegno della proposta socialista.