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Stati emotivi esposti a Londra

La seconda Biennale del design accoglie 40 paesi, tra cui la Svizzera. Alla scoperta dell’impatto di funzionalità ed estetica sulle nostre vite

  • 22 settembre 2018, 08:00
  • 5 settembre 2023, 14:55

Design di emozioni

RSI/Lorenzo Amuso 22.09.2018, 08:00

Di: Lorenzo Amuso

Oltre 40 paesi, città e territori si sono dati appuntamento in Inghilterra per la seconda edizione della London Design Biennale in corso fino a domenica. Il fil rouge sono gli "Emotional States", l’esplorazione dei modi in cui il design influenza la nostra esistenza, le nostre emozioni. La Polonia esplora la sua storia recente, l‘Australia celebra - attraverso un’installazione esuberante di luci arcobaleno - la recente legalizzazione dei matrimoni omosessuali. Il Canada propone una interconnessione di località "emotive", mentre il Guatemala ha reinventato la città di Santa Caterina Palopò in un esperimento di arte concettuale, d’ispirazione Maya.

Dalla Svizzera: "Body of Us"

Questa edizione presenta un ampio spettro delle pratiche del design ad ogni livello, spaziando dalle grosse società alle startup. Sempre nel segno dell’internazionalità, per evidenziare risposte differenti, a seconda di culture e latitudini diverse. Un percorso di esperienze, ancor prima che di oggetti. Tradotto in una varierà di installazioni, dal concettuale allo scultoreo fino all’architettonico. Che provocano, e stimolano all’interattività, i visitatori. Come nel caso del contributo svizzero, un progetto di grande impatto artistico-riflessivo. "Body of Us", allestito dalla curatrice Rebekka Kiesewetter, indaga i legami di amicizia, come elemento fondamentale dell’esistenza umana. Interrogandosi se nuove forme di relazioni sociale possano magari favorire, e promuovere, una società più etica.

Correttivo anti-Brexit

La rassegna presenta un evidente richiamo politico. Inevitabile riflesso dei tempi correnti, turbolenti non meno che polarizzati. Numerose opere indagano temi quali la sostenibile, l’immigrazione, l’inquinamento, le energie rinnovabili, l’urbanizzazione, l’uguaglianza sociale. Ma anche, anzi soprattuto, la Brexit, percepita come una negazione di quegli attributi - uno su tutti, la globalizzazione - che hanno fatto di Londra la capitale mondiale del design. “Questa edizione si prefigge di essere un correttivo alla mentalità dell’isola”, spiega il direttore Christopher Turner.

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