È da poco uscito, edito da Carocci, un saggio dal titolo esemplare: “La morte della cultura di massa”. Scritto da Vanni Codeluppi, uno dei più importanti sociologi italiani, il libro prende in esame l’arco di vita della cosiddetta cultura di massa: dal secondo dopoguerra, con l’arrivo della televisione e dell’industrializzazione di massa, fino alla sua trasformazione in qualcosa di sostanzialmente diverso avvenuta negli ultimi decenni, a causa anche della frammentazione mezzi di comunicazione e dell’avvento del digitale. Nel saggio si esplorano le ragioni della nascita di questo fenomeno, come anche le forze che oggi lo hanno trasformato. Dall’industrializzazione culturale e dall’arrivo della televisione, via via fino alle piattaforme di streaming, ai canali sociali, alla polarizzazione e alla frammentazione delle subculture.
Ne parliamo con l’autore del libro, il sociologo Vanni Codeluppi e con Tito Vagni, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università Mercatorum di Macerata, già consulente della commissione Segre su intolleranza e razzismo.
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