Forse era nella testa di Możdżer l’idea di ridisegnare il piano trio jazz, abbandonando – ma non dimenticando – la tradizione, mescolando le carte con il sapere classico di tutti e tre i componenti e mettendo in un angolo la batteria, qui sostituita dalle percussioni di Zohar Fresco.
Un sodalizio che ha visto l’alba nel 2004 ed è sempre stato capace di rinnovarsi, di affettare la vena folclorica e di mettere in chiaro che il jazz non arriva solo dagli States.
Beamo è un nuovo capitolo del trio, perché associa alla bellezza delle melodie una sperimentazione sonora di particolare intensità e bellezza. L’affiatamento è evidente e non si discute. Ma ciò che affascina è che Możdżer utilizza tre pianoforti a coda, ognuno accordato in modo diverso: uno con lo standard moderno di La = 440 Hz, un altro con La = 432 Hz e un terzo con accordatura decafonica, che divide l’ottava in dieci intervalli uguali. Anziché rifiutare la tonalità, questo approccio la reinventa, creando un’instabilità armonica al tempo stesso intrigante e di profonda bellezza. Questa “decafonia” funge da filo conduttore attraverso l’album e, per chi non è abituato a paesaggi sonori così vari e avventurosi, può a volte risultare disorientante.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703722