
Land grabbing
Laser 09.09.2010, 02:00
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Nei rapporti Nord-Sud si parla con crescente insistenza di un nuovo controverso fenomeno: il Land Grabbing, l’arraffare terreni.
Il termine è usato per definire l’acquisto di grandi estensioni di terreni, apparentemente incolti, nei paesi poveri per adibirli a coltivazioni agricole, destinate però all’esportazione.
Gli acquirenti sono sia gli Stati come anche grandi imprese commerciali e finanziarie; alcune delle più importanti hanno sede qui in Svizzera.
Per alcune grandi organizzazioni governative, come ad esempio la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio, ma anche per la Cooperazione svizzera allo sviluppo, il cosiddetto Land Grabbing può e deve diventare un fattore di sviluppo per i paesi poveri. Per le organizzazioni umanitarie e di aiuto allo sviluppo, il Land Grabbing, finora, ha avuto solo effetti negativi; Jacques Diouf, direttore generale della Fao, parla di una nuova forma di colonialismo.
Nel laser sentiremo le opinioni di alcuni persone che qui in Svizzera sono coinvolte direttamente nel problema (Isolda Agazzi, di Alliancesud, (organismo che riunisce le 7 maggiori Ong svizzere); Thomas Breu, del Swiss National Centre of Competence in Research (NCCR) North-South, presso l’università di Berna; Pio Wennubst, rappresentante della Svizzera presso la Fao; Benedikt Gratzel portavoce della Banca Sarasin; la multinazionale svizzera Glencore).
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