"La storia della musica classica è inseparabile da quella del capitalismo. La sua nascita rese possibile la rivoluzione musicale dell’800, ma il suo sviluppo turbolento e discontinuo ha inserito un cuneo tra i musicisti e il loro pubblico, lasciando alle spalle una tradizione pietrificata". È questa la sintesi di un lungo e argomentato articolo, firmato dal musicologo Simon Behrman, per il giornale progressista Jacobin di marzo. Secondo questa tesi, la musica classica più eseguita non sarebbe, dunque, che il cascame residuale di una fase di sviluppo del capitalismo e la fase di stagnazione in cui langue, il riflesso del mutamento dei paradigmi di investimento. E il pubblico che la segue fedelmente? Una massa di elitisti! Davide Fersini e Giovanni Conti ne discutono con il musicologo Carmelo di Gennaro e Carla Moreni, critica musicale del Sole 24 ore.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703515