Tchaikovsky
Voi che sapete...

Che fine ha fatto Tchaikovsky?

Dall’inflazionata presenza nelle programmazioni a un latente oblio

  • 04.03.2024
  • 30 min
  • Patricia Barbetti e Giovanni Conti
  • Imago Images
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C’era un tempo in cui le sale da concerto dovevano limitare il numero di esecuzioni stagionali della quinta e sesta sinfonia, dei concerti per violino e pianoforte, tale era il loro fascino per il pubblico e per i direttori d’orchestra. E la gamma delle interpretazioni era infinita, da Karajan a Muti, da Gergiev a Solti.

E adesso? Che Tchaikovsky sia caduto nella generale tendenza alla disapprovazione nei confronti dell’espansionismo russo? Non vi è forse altra ragione per spiegare la quasi scomparsa delle sue sinfonie dai programmi internazionali, sempre meno esecuzioni e riluttanti registrazioni in studio. Si potrebbe dire che Tchaikovsky sia uno dei principali perdenti nelle guerre culturali del 21° secolo. Eppure sappiamo che il compositore russo evitava il nazionalismo, fu uno dei primi compositori a cercare di integrare la sua musica con l’Occidente. «Abbiamo perso la testa - scrive Billy Binion sulla rivista statunitense Reason - Tchaikovsky è morto più di un secolo fa….e ha composto alcune delle musiche più ricche e toccanti che abbia mai sentito. Ne abbiamo bisogno di più in tempi come questi, non di meno». Controcanto a questo tema la recentissima pubblicazione per la Claves records della Quinta e Sesta sinfonia di Tchaikowsky registrata dall’OSI in Auditorio Stelio Molo sotto la direzione di Markus Poschner.

Patricia Barbetti e Giovanni Conti ne parlano con Andrea Ottonello e con Carla Moreni

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