In origine fu le bâton; un vero e proprio bastone che veniva impugnato dal direttore d’orchestra e a ritmo della musica pestato energicamente sul pavimento per tenere insieme orchestra e palcoscenico – celebre l’episodio di Lully, che nella foga, si colpisce accidentalmente un piede con tale forza da sfracellarlo. Poi venne la bacchetta e la filosofica arte di maneggiarne la punta, con tutto il contorno di coreografie e sulfuree teorie sulla suddivisione della battuta e sullo spazio di respiro della zona ascellare. Infine, i rivoluzionari giacobini dalla baroque renaissance decisero di affrontare la musica a mani nude, per distinguersi dai “bacchettoni” della classica. Oggi le cose sono molto più confuse e sempre più direttori di musica romantica decidono di dirigere senza bacchetta.
Ma a cosa serve esattamente la bacchetta e si può farne a meno?
A Voi che sapete Davide Fersini e Giovanni Conti ne discutono con il direttore della rivista Musica, Nicola Cattò e con Carla Moreni, critica musicale de Il Sole 24 ore.
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